1. Cappio per uno strangolatore

     
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    George Gaffney era un ladruncolo di poco conto. Agiva a Soho, il malfamato quartiere a luci rosse di Londra, nei primi anni di questo secolo. Non aveva mai commesso crimini gravi, eccetto uno, che si rivelò il più grave di tutti.
    Il 1° marzo del 1910 Gaffney fu attratto da una strana corda di seta intrecciata lunga poco meno di un metro vista su una bancarella: riconobbe la corda usata dalla setta indiana dei Thug per uccidere le loro vittime.
    Gaffbey l’acquistò. Due settimane dopo la usò...
    Da tempo il ladruncolo era impensierito da una giovane di nome Bessie Graves che, essendo incinta, gli chiedeva con insistenza nozze riparatrici. Gaffney però l’aveva corteggiata con il falso nome di Arthur Eames. A un certo punto gli si era presentata un’occasione ben più ghiotta: un’attempata ma ricca vedova, di nome Stella Fortney.
    Gli investigatori di Scotland Yard, chiamati dalla padrona di casa in preda a una crisi isterica, trovarono Bessie Graves strangolata, con la corda talmente stretta al collo che era penetrata nella carne. L’unico indizio era il nome del probabile strangolatore, Arthug Eames.
    Era ben poco perché Scotland Yard potesse continuare le indagini, quindi tre settimane dopo Gaffney era ancora uccel di bosco, libero soprattutto di continuare la tresca con la vedova.
    Una sera ebbe l’idea di presentarsi alla vedova, per fare colpo, con una piccola carrozza a due posti. Un momento più tardi si udì un urlo. Nella semioscurità della carrozza apparve Bessie Graves, seduta accanto a lui. Gli occhi vitrei della ragazza morta fissavano quelli di George, mentre la lingua tumefatta penzolava dalla bocca.
    Per una settimana Gaffney cercò di annegare nell’alcol la sua disperazione; poi si recò di nuovo da Stella. L’accoglienza fu ben lungi dall’essere calorosa, ma l’atmosfera si stemperò quando Gaffney le porse un anello di diamanti che aveva rubato. Aprirono una bottiglia di champagne e, dopo averla finita, la vedova chiese a Gaffney di scendere in cantina a prenderne un’altra. Aiutandosi con la lampada a petrolio, era arrivato a metà scale quando, dall’oscurità, emerse Bessie Graves.
    La corda un po’ allentata le pendeva dal collo come una collana, ma gli occhi che lo fissavano erano terrificanti. Gaffney urlando le lanciò contro la lampada, ma ruzzolò rovinosamente in fondo alle scale.
    Rimase tre settimane in ospedale. Dimesso, decise che c’era un solo modo per liberarsi del fantasma che lo perseguitava. Se avesse lasciato per sempre l’Inghilterra, forse Bessie Graves non l’avrebbe più tormentato. Acquistò quindi un biglietto per il Quebec sulla nave di linea Montrose.
    Con rinnovata speranza decise di passare la notte prima della partenza in un piccolo albergo. Ma nella semioscurità della stanza intravide Bessie.
    Questa volta, liberatasi completamente del cappio, lo tendeva a Gaffney. Senza opporre resistenza egli lo prese dalle sue dita chiuse ad artiglio. Quando Gaffney alzò lo sguardo, Bessie era scomparsa. Ma il messaggio era chiaro. Gaffney si mise a sedere e cominciò a scrivere la sua confessione.
    Raccontò dettagliatamente come si era svolto l’omicidio di Bessie e le sue successive visite dall’oltretomba. A quel punto, concluse, non c’era via di scampo.
    Gli uomini di Scotland Yard, chiamati dal personale dell’albergo, fecero irruzione nella stanza di Gaffney. Trovarono il ladro impiccato a una delle travi del soffitto. Lessero la confessione e capirono che il caso dello strangolatore di Soho era risolto. Ma un fatto rimase senza spiegazione. Per la prima volta una prova fondamentale scomparve dai sotterranei a prova di ladro di Scotland Yard. Era la corda dei Thug, quella stessa che Gaffney aveva usato per impiccarsi.
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