1. Modificazioni di coscienza

     
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    MODIFICAZIONI DI COSCIENZA


    “E’ nelle visioni che il prigioniero sfugge e contempla
    le schegge del paese che esiste fuori dalla cella”
    (V.)
    “Almeno due volte al giorno ognuno di noi ha una esperienza metafisica:
    al momento del risveglio e quando si assopisce.
    L’esperienza metafisica è il momento di comunione col tutto,
    quando l’individuo dimentica la propria biografia, le illusione della storia,
    della propria stessa identità, della propria decadenza
    e partecipa del respiro universale”
    (Ellemire Zolla)
    Viviamo noi forse nel tempo e nello spazio?
    Sì, ma solo in parte.
    (V)


    ipnosi


    Inutile aspettarsi da Jung che tratti le modificazioni di coscienza, le definisca, le cataloghi o ci dica in proposito qualcosa di esplicativo. Nulla di più lontano di lui di questo. Ne dobbiamo parlare solo perché fanno parte della sua esperienza e costituiscono una dimensione senza la quale non potrebbe esistere nemmeno il suo pensiero. Su questi stati, al più, possiamo trarre noi delle ipotesi, e posso fare questo tentativo io, come soggetto che di stati modificati di coscienza in un lungo arco di tempo ne ha avuto parecchi, ma quello che diremo vale solo come ipotesi.
    Mi sono sempre meravigliata del fatto che molti interpreti di Jung escludano intenzionalmente la sua natura di sensitivo, evitando di parlarne come fosse qualcosa di inopportuno e imbarazzante.
    Io ritengo, al contrario, che proprio dalla sensitività di Jung discenda la sua visione della psiche e dell’universo, una metafisica che dipende da precise esperienze di carattere paranormale, per cui il suo pensiero può essere meglio compreso da chi ha avuto esperienze simili mentre rimane ostico a chi aderisce a una visione materialistica e limitata della realtà.
    Sul fatto che Jung sia stato un sensitivo e un medium naturale non ci sono dubbi. La dote gli arriva dalla madre e dal nonno materno, quello che una volta la settimana parlava con la prima moglie defunta. Fin da piccolo, Jung si trovò accanto a una madre che cambiava personalità e la notte si trasformava in modo inquietante, spaventando il bambino con predizioni e apparizioni e che anche di giorno poteva avere momenti di trance in cui parlava da oscure lontananze.
    Jung bambino è già un ipersensibile molto dotato, portato ai discorsi filosofici e in grado di ricordare vite precedenti. Questa apertura sull’al di là gli resta per tutta la vita. Telepatia, preveggenza, sogni premonitori, profezia, capacità di prevedere lo schema dei suoi pazienti o addirittura di raccontarne la vita senza conoscerli, apparizioni fantasmatiche, movimenti autonomi di oggetti nella stanza, atti di sincronicità, intuizioni paranormali, lettura simbolica del mondo, scrittura automatica ecc. costellano tutta la sua vita fino ad arrivare alle esperienze dopo la morte ed egli accoglie questa messe di eventi con naturalezza, senza tentare di definirli con spiegazioni logiche o scientifiche o di organizzarli in insiemi esplicativi, ma guardandoli solo come indicatori di una realtà molto più ampia di quello che il materialismo impone e include.
    La sua tesi di laurea fu sull’osservazione fatta per 9 anni delle trance di una cugina medium. La sua rottura con Freud si dovette proprio alle totali divergenze che i due avevano suk paranormale. Infine gli ultimi 30 anni della sua vita videro la sua applicazione all’alchimia che, tra tutte le scienze, è la meno materialista e la più aperta alla comunione dello spirito con la materia.
    Jung dà a questo ignoto che ci circonda il nome ‘mondo dei morti’, senza riferirlo propriamente a persone defunte o fantasmi. Pensa a una realtà globale che contiene cose visibili e come meno visibili; il Tutto è un insieme, in parte manifesto e in parte latente e che non appare interamente a tutti allo stesso modo, con parti che ad alcuni non compaiono affatto, in base, immagino, ad un compito esistenziale che si sarà formato in vite precedenti e al nostro grado di evoluzione spirituale.
    C’è un livello in cui l’anima tende alla percezione di ciò che è materiale e un livello in cui l’anima tende alla percezione di ciò che non materiale: Possiamo anche ipotizzare che per le anime che siano all’inizio del loro percorso nella catena delle vite, ci sia un’attrazione maggiore per la materia, e che per altre, a livelli più alti di evoluzione, per l’immateriale.
    Ma, dal punto di vista di chi vive soprattutto secondo in modo mentalizzato, si aprono ipotesi affascinanti riguardo alla visione del mondo che possono conciliarsi o anche opporsi alle ipotesi delle scienze, di più: alle stesse coordinate cognitive principali: il tempo, lo spazio e la causa, negando la loro assolutezza.
    Jung dice: “Se l’anima è capace di percezioni telepatiche, chiaroveggenti e precognitive (e i fatti dimostrano che ciò accade), l’Io si trova almeno in parte a vivere in un ‘continuum’, che sta fuori del tempo e dello spazio”. Questa ipotesi può cambiare molto la nostra vita e anche la nostra considerazione della morte, con aperture molto più ampie dell’ordinario.
    Considero il pensiero di Jung essenzialmente una metafisica, ma constato che a questa metafisica non sarebbe potuto arrivare se non avesse avuto anche delle facoltà paranormali, perché è l’esperienza che fa il pensiero, e sono gli strumenti a disposizione che fanno l’esperienza, per cui ogni uomo, a seconda degli strumenti che ha, ordinari o straordinari, avrà le esperienze relative e si formerà, una personale visione della realtà, anch’essa relativa.
    Jung viene messo nei libri di filosofia, perché la sua visione dell’universo oltrepassa il sistema psicologico per essere una vera metafisica. Per cui per capirlo dovremmo porci dei quesiti filosofici, che magari a qualcuno potranno sembrare stravaganti e che concernono la vera realtà dell’essere.
    Partiamo col precisare che, in psicologia, per coscienza si intende l’autoconsapevolezza, l’essere cosciente di...
    La coscienza morale è un’altra cosa e riguarda la condotta etica.
    La coscienza, intesa come consapevolezza, si oppone all’inconscio, la parte della psiche che non conosciamo. Ciò che è conosciuto è circondato dall’oceano immenso di ciò che non è conosciuto.
    Nel neonato la coscienza è molto limitata, poi aumenta e si definisce identificandosi con l’Io e con la sua evoluzione.
    La coscienza non si identifica col pensiero che in genere si collega al linguaggio, ma comprende anche la memoria, la percezione, le emozioni e tutto ciò su cui focalizziamo l’attenzione.
    Ho titolato il mio libro “Lo specchio più chiaro”, perché normalmente la nostra evoluzione dovrebbe comportare un allargamento coscienziale, cioè una consapevolezza maggiore di noi stessi e dell’universo.
    Noi siamo abituati a pensare all’essere umano come a un connubio indissolubile di mente e corpo, ma i sensitivi sanno che non è così: la mente può esistere anche fuori del corpo o può esistere dopo la morte; viceversa ci sono situazioni, come il coma, in cui il corpo c’è ma la coscienza non sembra presente.
    La gran massa delle persone usa le funzioni percettive e quelle mentali in un modo standardizzato, ereditario e dipendente dal tipo di cultura che ha ricevuto; siamo portati a credere che tale modo sia unico e assoluto, ma non è così. Comunque, è quello che si chiama ‘coscienza ordinaria’.
    Si parla di stati modificati di coscienza quando le funzioni sensoriali o mentali sono usate al di fuori di questi canoni tradizionali e portano a risultati insoliti e perturbanti. In India la mente è considerata un altro senso; si parla di stati modificati di coscienza quando sensi e mente portano a risultati non facilmente spiegabili. Per es. sento un profumo di incenso dove non dovrebbe esserci, ascolto una voce o un suono privo di fonte apparente, penso improvvisamente a una persona e poco dopo la vedo o mi telefona, faccio un sogno che si avvera ecc.
    Sugli stati modificati di coscienza ho fatto molti corsi e ho anche indotto dei risultati interessanti attraverso piccoli test. Questi stati sono molti: mente fuori dal corpo, visioni, allucinazioni, trance, ipnosi, esperienze paranormali in genere ecc., ma so che, se si parla di queste esperienze a chi ne ha mai avute, la conseguenza è che non ti creda affatto, mentre se chi ti ascolta ha avuto qualche esperienza simile, ti darà più affidabilità. Si è capiti quando si parla la stessa lingua, in questo caso quando si è partecipato ad esperienze simili. Ma la cosa interessante è che si può arrivare a questo campo anche senza avere avuto esperienze paranormali, ma solo in virtù di un pensiero evoluto. Si vede infatti che nella matematica o fisica moderne non mancano i geni che hanno avuto intuizioni perfettamente compatibili con quanto troviamo nei grandi testi di metafisica, per es. i testi sacri induisti in cui l’Universo appare come un insieme di Energie e viene concepito come ‘un grande pensiero” (Prigogine). E con questo si esce dalla fisica per entrare nella metafisica.
    Che scienziati altrettanto bravi siano invece del tutto allergici alla metafisica può provarlo per es. la nostrana Margherita Hack, che è una ferrea materialista, e poteva provarlo, al tempo di Jung, lo stesso Freud, che, tra l’altro, passò tutta la sua vita nella speranza di trovare un farmaco materiale che curasse anche le malattie psichiche e che, probabilmente, se avesse inventato il Prozac, non avrebbe prodotto la psicoanalisi.
    Per quanto mi riguarda, avendo sperimentato la mente fuori dal corpo, come altre esperienze paranormali, mi sarebbe facile trattare la mente solo in senso metafisico, ma so che per qualcuno sarebbe eccessivo, per cui cominceremo dal piano organico, cioè dal cervello.
    Per parlare dell’essere umano possiamo partire dalla sua sostanza organica o dalla sua essenza metafisica. Io so che la mente esiste indipendentemente dal corpo e che anzi esiste meglio e sa di più e vede di più senza l’involucro corporeo, ma possiamo anche partire dalla fisiologia.
    Nel corso dei millenni, il cervello umano si è evoluto. Probabilmente un tempo eravamo dei pesci (il celacanto), che poi sono emersi dalle acque diventando anfibi, poi rettili, infine scimmie. Il primo cervello della specie di cui restano tracce anche oggi è un ‘cervello rettile’, mirato alla difesa del territorio, al possesso e al sesso; si è poi sviluppato un ‘cervello mammifero’ che attiene alle attività sociali, alla famiglia, al gruppo, alla tribù, che pure esiste in noi, per arrivare infine a un ‘cervello superiore’ che è diviso a sua volta in due emisferi con funzioni molto differenziate, un ‘emisfero logico’ e uno ‘analogico’.
    Le varie parti del cervello hanno un funzionamento elettromagnetico, irradiano onde a frequenza via via crescente, che vanno dal cervello rettile all’emisfero intuitivo, e possiamo correlare queste onde elettromagnetiche alle frequenze cromatiche della luce, che, nello spettro della luce visibile vanno dal rosso al violetto, e nelle onde cerebrali dal sonno profondo agli stati mentali superiori. Ma, come esistono anche frequenze prima e dopo lo spettro visibile, gli infrarossi e gli ultravioletti, così esistono onde mentali anche fuori dallo spettro di onde elettromagnetiche più usate dal cervello, per cui possiamo andare dagli stati di premorte dei guru indiani alla ragazza russa Natasha Demkina, che ha una vista a raggi x che le permette di vedere l’interno del corpo umano e fare diagnosi mediche, con una vista analoga a quella degli aborigeni australiani in trance che potevano disegnare il percorso dell’energia nel corpo di uomini e animali.
    Quando si esce dallo spettro di possibilità normalmente adoperate dalla maggioranza dei cervelli, si parla di ‘stati modificati di coscienza’. Similmente si parla di fisica per tutto ciò che è normalmente percepibile, sperimentabile, quantificabile e ripetibile e si parla di metafisica per tutto ciò che non lo è o rientra nell’esperienza di pochi soggetti non assoggettabili ad analisi di laboratorio. Per questo potremmo dire che, oltre ai 4 cervelli di cui abbiamo parlato, esiste, in teoria, un quinto cervello di cui la scienza non conosce la localizzazione o non vede la massa fisica, oppure potremmo dire che è possibile un uso più ampio dell’emisfero intuitivo, che si collega a stati modificati di coscienza, aprendo dunque altre finestre di consapevolezza. Ma potremmo ipotizzare anche che ‘ogni’ nostra funzione, sensoriale come mentale, ha una finestra di visibilità comune alla gran parte delle persone, ma, analogamente allo spettro di luce visibile, ha anche la potenzialità di dilatarsi oltre quella finestra, aprendo modi di percepire e pensare insoliti e sconcertanti.
    La civiltà occidentale ha privilegiato l’emisfero logico e ci ha fissati certi modi di vedere le cose e certi modi di usare il pensiero che sono tutt’altro che naturali, sono in realtà culturali, vengono ereditati, e li possiamo anche credere unici e assoluto, ma solo perché non abbiamo sperimentato altro. I modi culturali di percepire la realtà o di elaborarla sono diversi per un Europeo, per esempio, o per il membro di una tribù amazzonica, per un monaco buddhista, un Newyorchese o un aborigeno australiano. Insomma la cultura, insieme a delle capacità che in gran parte ereditiamo, predeterminano la nostra conoscenza.
    In Occidente, la maggior parte delle persone, sia per ereditarietà che per condizioni ambientali, scolastiche o genericamente culturali, si è abituata ad usare principalmente l’emisfero logico e a percepire e pensare secondo quella che si chiama ‘mente ordinaria’ usando come canone di verità le leggi scientifiche o l’empiria tradizionale, ma ci sono possibilità al di là di queste e non possiamo farne dei dogmi, per il fatto che poteri cognitivi diversi appaiono solo in pochi soggetti.
    Noi non abbiamo solo una mente ordinaria, abbiamo anche la possibilità di usare una mente straordinaria, che funziona in modo molto diverso da quello che normalmente si crede. Magari non siamo proprio sicuri di avere questa capacità ed essa si attiva solo in momenti rari ma certamente la sperimenteremo tutti, e lo faremo tanto meno quanto più saremo radicati nella mente razionale in modo dogmatico e assolutista, ma, che lo vogliamo o no, questa mente straordinaria esiste, ne possiamo avere dei rapidi sprazzi che ci lasciano sconcertati e incapaci di razionalizzarli, ma accade anche che essa si apra anche con varchi molto lunghi (nel mio caso furono 29 anni), o che abbracciano l’intera vita.
    Jung lo sapeva benissimo perché era un sensitivo e un medium nativo. Ma ci sono persone e che possono morire senza aver mai sperimentato questa parte di loro stessi e che, in buona fede, possono essere convinte che le esperienze straordinarie siano solo mitomanie o imbrogli.
    La mente ordinaria ha come strumenti, ovvero come coordinate cognitive, IL TEMPO, lo SPAZIO e LA CAUSA.
    Senza questi strumenti elaborativi cadremmo in un caos cognitivo senza un qua e un là, senza un prima o dopo, senza un ordine in cui situare gli eventi o sviluppare il pensiero. Nel caso di una mente malata (pensiamo alla schizofrenia), spazio e tempo possono essere nel caso e questo impedisce la formazione di un io funzionale.
    Ma un sensitivo sa bene che può esistere una dilatazione della coscienza ordinaria dove queste coordinate non ci sono o si dispongono in modo bizzarro, e ognuno di noi può avere vissuto dei momenti o delle situazioni in cui il tempo era sfalsato o il luogo cessava di essere una certezza o la causa sembrava inesistente..
    E’ difficile pensare a un non-tempo e un non-luogo o a un mondo dove l’effetto non segue la causa, eppure la condizione in cui saremo dopo la morte organica si presenterà proprio senza queste coordinate, e in momenti di assoluta unione col Tutto sarà lo stesso.
    Negli stati di modificazione della coscienza qualcuno può avere sperimentato la straordinaria sensazione di approdare ad un livello coscienziale in cui esistono insieme tutti i tempi e tutti gli spazi e tutti i significati e dove è contratta in nuce l’informazione universale.
    La neocorteccia, o cervello superiore, è divisa in due emisferi che fanno due lavori molto diversi. Il tempo, lo spazio e la causa appartengono all’emisfero cosiddetto maschile (il sinistro) che su queste due coordinate ha fondato l’aritmetica, basata sul tempo (i numeri si succedono in un ordine temporale, 1,2…), la geometria basata sullo spazio, la fisica basata sulla causa, e da queste discipline originarie ha tratto tutte le scienze e le tecnologie.
    Ma l’emisfero destro cosiddetto femminile si comporta molto stranamente in ordine a spazio, tempo e causa. Con l’intuizione, il sogno, la visione, l’allucinazione ecc. può mescolare le carte mostrandoci prima ciò che può venire dopo, come nella premonizione o nel presentimento, o mostrando qui ciò che dovrebbe essere altrove, come nella visione o nella allucinazione o nella bilocazione o eventi apparentemente senza causa che sembrano nascere dal nulla..
    Tuttavia sarebbe inesatto dire che gli stati modificati di coscienza nascono dall’emisfero cosiddetto ’irrazionale’, in quanto io credo che ogni funzione, anche la più elementare funzione sensoriale, ha una sua finestra di attività normale e delle possibilità di sforarla in modo desueto (si pensi per es. ai profumi che appaiono in relazione a malati che pregano Padre Pio e ne vengono miracolati, o alla possibilità di udire voci significative ma provenienti da fonti invisibili nei casi di medianità ecc.).
    Ci sono livelli in cui, in luogo di spazio, tempo e causa, ciò che emerge è in primo luogo ‘il significato’, in secondo luogo è ‘il legame’, che unisce tutti gli esistenti della Terra.
    Il sogno è il grande luogo-non-luogo dove per eccellenza si esalta ‘il significato’ e si percepisce ‘il legame’, e nella grande forma della poesia (ogni sogno è una poesia in immagini e ogni poesia è un sogno tradotto in parole), spazi e tempi si mescolano con ordini di significato e correlazioni che trascendono lo schema abituale.
    Nel sogno, per es., non è molto importante l’ordine degli eventi e Jung diceva: lasciamo perdere l’ordine e partiamo dalla cosa che ha più significato o che appare più bizzarra o che addirittura viene negata.
    A questa modalità del conoscere per significati simili noi diamo il nome di ANALOGIA.
    E il pensiero di Jung è essenzialmente un PENSIERO ANALOGICO.
    Vediamo che esiste un pensiero logico-razionale e uno analogico-intuitivo. Il primo procede in senso lineare, in modo orizzontale, per cause ed effetti. Il pensiero analogico-intuitivo procede anche in senso verticale, cogliendo la similitudine tra campi che normalmente non sono collegati. L’analogia è cogliere la simultaneità o il significato simbolico di oggetti che stanno in campi diversi. Questa è la differenza tra razionalità e intuizione. La razionalità analizza, cioè separa, il Tutto nelle parti. L’intuizione ricollega le parti in un Tutto.
    Noi crediamo di vivere in un tempo lineare e direzionato, ma è solo una pretesa della coscienza razionale. Se aboliamo la direzione, resta un non-tempo, realtà molto difficile da accettare per la mente ordinaria ma possibile in assoluto per una mente che agisce oltre la soglia.
    Lo stesso vale per lo spazio, che esiste solo nella nostra prospettiva sensoriale solita, ma può scomparire in una informazione pura inestesa. Pensiamo alle informazioni contenute nel nostro computer, non le vediamo ma possiamo richiamarle e non fanno aumentare col loro numero la grandezza fisica e visibile del nostro computer .
    Se aboliamo la coscienza temporale e causale che separa, allinea e dà ordine, e se immaginiamo un altro possibile sguardo, sovrasensoriale e sovramentale, le cose possono unirsi tra loro in modi inimmaginabili e il mondo può diventare un’unità cangiante di significati, dove tutto è qui ora, pur nella forma di un inesteso senza tempo e in cui la causa possa agire ben diversamente, come avviene in certi sogni.
    I sogni sono i più elementari stati di modificazione di coscienza e sono costitutivi di un grado diverso di realtà basato su legami o significati non equiparabili a quelli della scienza.
    C’è un libro che non è proprio un libro per bambini, ma un testo filosofico paradossale scritto da un matematico, ‘Alice nel paese delle meraviglie’, dove l’appartenenza al tempo e allo spazio va via annullandosi finché ci si muove come se si fosse entrati nella parte più misteriosa della psiche: l’inconscio. Qui niente è come sembra, ed è inutile sforzarsi di usare le leggi della realtà ordinaria.
    Tra l’altro il titolo viene sempre tradotto erroneamente, ma è “Alice’s Adventures Underground”, dive Underground è il mondo sotterraneo, o invisibile o possiamo pensarlo anche come l’inconscio, come il mondo oltre la soglia del visibile ordinario, “Il mondo dei morti” lo chiamava Jung ma non intendeva morti nel senso di persone che non vivono più, ma nel senso di contenuti di conoscenza che non sono normalmente vive nella nostra coscienza, l’insieme di quelle cose di cui solitamente non siamo coscienti.
    Alice è sconcertata, spaventata e sbalestrata, non riesce a inserire quello che vede o le succede nelle coordinate cognitive tradizionali. E come lei si sente chi, di colpo, come è avvenuto a me, viene sbalzato in una percezione alterata del reale, secondo quella che si chiama ‘modificazione di coscienza’ o ‘coscienza allargata’, che può anche apparire come una magnifica avventura o come l’acquisizione di poteri straordinari, ma è totalmente estraniante e priva dei tradizionali punti di riferimento, così da dare l’impressione della follia.
    L’autore di Alice, Lewis Carroll, fu influenzato dalle ipotesi di un matematico poco noto che si chiamava Bernhard Riemann, che aveva avuto intuizioni geniali come lo spazio curvo, che Einstein si premurò di dimostrare con i raggi di luce nelle eclissi.
    Noi pensiamo di vivere in un mondo tridimensionale ma i matematici hanno immaginato realtà a più dimensioni, per es. dieci e non tre. Il solo Einstein, aggiungendo il tempo, creò una realtà quadridimensionale in cui il tempo modificava le altre dimensioni.
    Nella mente straordinaria sembra piuttosto che le dimensioni si possano contrarre o possano sparire, come fa il Gatto di Alice, lo Stregatto o Gatto del Cheshire, che appare a tratti o scompare del tutto e si prende gioco del protagonista, come fa la realtà di cui tu puoi solo vedere solo qualdosa a tratti e mai in modo permanente..
    Se il coniglio bianco è il traghettatore dell’anima o colui che rincorre il tempo che fugge mentre nell’altra realtà è sempre l’ora del thè, e la regina rossa è la furia dell’egocentrismo che taglia la testa a tutto quello che le si oppone, lo Stregatto ha tutto l’equivoco ermetismo dello sfuggente Mercurio, è lo spirito messaggero e beffardo che dovrebbe portare al divino ma sta in alto sull’albero e appare solo in parte e mai in modo chiaro e riconoscibile.
    Il Paese delle meraviglie è l’altra dimensione, il luogo che non c’è e dove il tempo è stato abolito e ogni spazio può essere tutti gli spazi. Alla fine sarà il sogno da cui Alice si sveglia. Ma dove sono avvenute tutte le cose che la bambina ha vissuto?
    Anche il nostro mondo dei sogni sembrare reale e tridimensionale, finché ci siamo dentro. E se la nostra vita, come dice Jung, non fosse che il sogno di qualcuno che ci sta sognando, dove saremmo noi che viviamo dentro il sogno di qualcun altro? In fondo un miliardo di induisti crede che la Terra non sia altro che il sogno del dio Brahman che dorme.
    Le metafore di Alice sono tutte interessanti, pensate solo a quel tunnel
    con cui precipita nell’altro mondo o ai nomi stessi dei personaggi, per cui vediamo come la cattiva traduzione sia stata un vero tradimento dei significati del testo . Le varie parti della favola alludono a riti sciamanici, a funghi allucinogeni, a processi di trasformazione fisica o mentale, a metafore oniriche, a guardiani della soglia, a parti psichiche inconsce… Ben lo hanno capito in Svezia dove il film di Walt Disney è stato vietato per sua chiara induzione all’uso di allucinogeni.
    Ricorda Jung che, quando uno cade in coma profondo e le macchine attestano l’assenza di attività cerebrale, la mente continua ad avere sogni molto complessi, non registrati dall’elettroencefalografo, ma, ci chiediamo: quando non arriva sangue al cervello e cessa la sua attività elettrica, cos’è che dà supporto al sogno? Cos’è che sogna?
    Se per l’Induismo la Terra intera non è che il sogno di un dio che dorme., allora le piante e gli animali, gli uomini e gli oggetti, il tempo e lo spazio sarebbero fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, cioè sarebbero solo una illusione mentale, e un giorno ci potremmo svegliare dal sogno che chiamiamo vita destandoci in una realtà più vera o passando in un altro sogno cioè un’altra vita, il che, appunto, i Buddhisti credono quando parlano della ruota delle vite e della possibilità di uscirne passando alla ‘Chiara Luce’, cioè alla consapevolezza totale, al ‘Buddha’, insomma, che è il ‘risvegliato’.
    C’è un quadro onirico che ho dipinto, tutto blu (il blu è il colore dell’anima) dove una donna nuda è sdraiata di pancia su un nulla blu e dorme e dentro di lei c’è un’altra domma che dorme che contiene un’altra donna che dorme e così via… E sul blu c’è una scritta: “La vida es suegno” di Calderon de la Barca. E allora, forse, quando sforiamo fuori dallo spettro della realtà ordinaria per vivere esperienze incredibili di coscienza modificata, noi usciamo un poco dal sogno per approdare a una realtà più vera, un po’ più vicina alla realtà assoluta che è privilegio del Dio.
    Ecco che dal piano fisico siamo scivolati in quello metafisico, e qui siamo pronti alle più incredibili avventure, e i tramiti di questo viaggio si chiamano “modificazioni di coscienza”, una coscienza che riprende se stessa uscendo dagli angusti confini della prigione corporea. Ma questo lo aveva intuito anche Platone. Nel mito di Er dice:
    “Il soldato, colpito alla testa in battaglia, giace a terra come morto. Ma la sua coscienza si libra in aria, vede tutto il campo sotto di lui, vede i compagni, ma tutto è immoto, nel più assoluto silenzio, poi sente fare il suo nome; è un compagno che lo chiama e torna in vita”.
    Io sognai che ero morta o almeno che ero fuori dalla percezione ordinaria, il che vuol dire che ero liberata dalla tenaglia della forma fisica e aperta ad un altra percezione e dunque non vedevo le cose come si vedono di solito. Ogni essere era circondato da aloni oscillante come amebe dentro altri aloni via via sempre più pallidi, per cui i confini degli esseri erano indefiniti e, per quanto il nucleo potesse essere più o meno stabile come il centro di una ameba, questi aloni tremolavano, fluttuavano e si allungavano toccandosi l’un l’altro. Essi ondeggiavano presentando colori diversi. Mi sembrava di vedere tinte mai viste, tonalità azzurrine o violacee, in movimento, simili ai colori baluginosi che l’iride distorce in una pozzanghera, mancavano i rossi, i verdi e i gialli, i bianchi e i neri, tutto era spostato sulle tonalità azzurrine dello spettro, come vedessi dal quinto chakra in su. E non esistevano i vuoti, come noi li intendiamo, tra un oggetto e un altro, dunque non esistevano corpi non influenti tra loro ma tutto si toccava morbidamente e una cosa entrava nell’altra e tutte queste forme fluttuanti interferivano come onde in un continuo abbraccio. Il mondo era un oceano di vibrazioni ondeggianti e comunicanti, un oceano silenzioso in sé animato e dinamico, molto relazionale.
    Contemporaneamente, pur non avendo io movimento intenzionale, mi sembrava di essere trascinata entro un moto orizzontale rapidissimo lungo un tunnel scoperto, come lo scuro letto di n secco fiume artificiale o un mezzo tunnel riverso. Il movimento non avveniva nel tempo e nemmeno nello spazio. Direi, se ne esistesse il concetto, che mi muovevo nel “cambiamento”.
    Jung scrive: “La psiche possiede facoltà particolari, per cui non è del tutto confinata nello spazio e nel tempo. Si possono avere sogni o visioni del futuro, vedere attraverso i muri ecc. (lui lo faceva). Solo la non esperienza di questi fatti nega questi fatti. Ma è assolutamente evidente che esistono e sono sempre esistiti. Essi mostrano che la psiche, almeno in parte, non è soggetta alle leggi della materia. Ma se essa non soggiace all’obbligo di vivere esclusivamente nello spazio e nel tempo, allora in certa misura non è soggetta a queste leggi, il che significa la continuazione di una qualche forma di esistenza al di là del tempo e dello spazio”.
    Scrive ancora: “Dopo la morte di mio padre, lo vidi molte volte”.
    Il sogno è uno dei modi più semplici che abbiamo per avere percezioni non ordinarie e in cui possiamo sperimentare una espansione di coscienza. Le onde mentali cambiano, cambia l’attività elettromagnetica del cervello e cambiano le coordinate in cui si inserisce l’esperienza.
    Il sogno presenta un tempo alterato con un ordine non significativo e uno spazio flessibile con un dinamismo che si muove in sé stesso e non da un punto a un altro. Nel sogno non contano più il tempo, lo spazio e la causa conta il significato. Il sogno non è il resoconto di qualcosa, ma può essere il seme di qualcosa.
    Nei sogni sperimentiamo in modo diretto l’attività costruttrice e riordinatrice dello spirito secondo modi meno umani.
    Quando ero molto piccola avevo l’impressione che l’uso normale del mio corpo fosse abbastanza assurdo e primitivo. Anche ora, in momenti di coscienza non focalizzata, devo richiamarmi all’attenzione e dirmi che camminare non è così difficile, basta mettere un piede avanti all’altro, per quanto questo modo di ambulare mi sembri ancora barbaro e arcaico. Sarebbe molto più comodo, ho sempre pensato, spostarmi in tempo reale senza l’uso del corpo, come sarebbe preferibile comunicare direttamente con la mente e non muovendo le mascelle e la lingua e facendo vibrare le corde vocali. Ricordo che da piccola l’uso del corpo in cui ero caduta mi dava una specie di rabbia per cui a volte battevo i piedi per terra ed ero presa da una furia cieca, come chi subisce una costrizione inaccettabile. Quando nei sogni recupero l’antico modo di essere e mi muovo volando o comunico col pensiero, è come se tornassi a una libertà e ‘normalità’ perdute, come era nell’antica sede mia propria. Forse siamo tutti angeli caduti che si devono sperimentare nei legami con la materia, ma nei sogni, a volte, torna l’antico essere con le antiche percezioni.
    Felice colui che è fissato alla terra passivamente senza avvertire il radicamento che lo oscura! Ma chi vive la materia come una sofferenza, sente l’anima imprigionata in qualcosa di inferiore, con tutte le sue limitazioni, come un uomo che si risveglia in una lucertola.
    Gli antichi conoscevano questa sensazione e non la chiamavano pazzia, dicevano che noi siamo esseri divisi e che l’anima soffre nel corpo, come soffrirebbe un corpo vivo legato a un corpo morto, secondo l’antico supplizio etrusco. Dicevano che questi turbamenti erano reminiscenze di uno stato antico o di un altro luogo che abbiamo abbandonato e a cui vorremmo ritornare. Ma la sofferenza maggiore è non ricordare…
    Per Platone la vera conoscenza nasce come reminiscenza, il risveglio confuso di un ricordo, di qualcosa che fummo e che sapevamo e che ora non siamo più e non ricordiamo più.
    In condizioni di coscienza straordinaria, la realtà torna a essere quella che era prima della vita dentro questo corpo: un continuum spazio-temporale dove sono aboliti i vuoti separativi e ogni cosa fluttua nell’Intero, e solo l’Intero esiste, tutto qui, tutto ora in un Intero significante, questa è la prima cosa che si impara nell’esperienza sovra mentale o spirituale che sia.
    La psiche individuale separa e distingue, quella cosmica unifica e identifica, rende alle cose la loro comunicazione intrinseca, come ciò che è in un organismo, parte integrante del tutto. La psiche olistica ricrea i legami che gli elementi hanno tra loro quando sono riconosciuti in un Intero, quando partecipano di un’essenza comune.
    Jung riporta questa primaria partecipazione a un essere comune all’Inconscio Collettivo e dice:
    “L’inconscio collettivo è il fondamento di ciò che gli antichi chiamano ‘ la simpatia di tutte le cose”. Cioè ‘tutte le cose sentono insieme’. Non nel mero senso che possono interagire tra loro, ma nel senso proprio della parti di uno stesso impianto organico, in quanto ciò che perturba una parte si riverbera anche se spesso in forma inconscia su tutte le altre, come un essere comune.
    Questa SIM-PATIA (cose che esprimono lo stesso sentire, che sentono insieme) emerge più facilmente nelle zone marginali della coscienza: sogno, telepatia, visione, meditazione, allucinazione, estasi… cioè negli stati modificati della mente, l’extracoscienza o supercoscienza… dove cessiamo di essere uno. O addirittura parte franta in quell’uno, e torniamo ad essere un INSIEME coeso.
    La ragione separa, il sogno riunifica. Il conscio ci vede divisi, l’intuizione ci coglie uniti. La vita oscilla tra veglia e sogno, mondo ordinario e straordinario, separazione e unificazione. Siamo abituato a identificarci come singoli in un mondo separato. Il grande balzo coscienziale ci riporta a identificarci con l’UNO in un mondo unificato.
    A questo tendeva l’ultima rivelazione del mio Angelo: “Il Soggetto deve diventare l’Oggetto”.
    Il sogno è sempre un evento estremamente significativo, tanto che molti problemi esistenziali o psichici ma anche scientifici o tecnici possono essere risolti da sogni. Non certo dai sogni freudiani che cercando di evocare colpe o traumi dell’infanzia, ma come spazi di attivazione di espansione di coscienza, proprio per la capacità intrinseca di certi sogni di vedere prima vedere da altre prospettive, vedere dentro….
    Jung o i suoi pazienti avevano spesso sogni che mettevano a fuoco eventi del passato ma anche preannunziavano situazioni future o indicavano terapie o soluzioni… Probabilmente la stessa energia psichica superiore di Jung stimolava in senso paranormale i suoi pazienti. Questo è un fenomeno di attivazione diretta dell’energia che si può avere anche nel contatto con un maestro spirituale. Ci sono persone che emanano proprio dal loro cervello onde rigeneranti o attivanti che agiscono immediatamente in senso positivo sulle onde mentali di allievi o pazienti riarmonizzandole o attivandole. Come ci possono essere fenomeni di inquinamento psichico, per es. da parte di pazienti molto perturbati sui loro analisti, così ci possono essere fenomeni di induzione positiva da mente a mente, da energia a energia, qualcosa che in forma scritta si trasmette molto meno e che fa parte del mistero delle sinergie universali. Questa influenza che possiamo testimoniare con la nostra percezione è stata provata scientificamente anche con strumenti tecnici (per es. il Progetto Cyber di Montecucco a Milano).

    Riguardo ai sogni premonitori, per es., vediamo che il sogno ‘sa prima’ perché si pone in una dimensione di non-tempo, non-spazio, non-causa. Il sogno sta ‘fuori’, è il cercatore che attraversa tutti gli archivi, la coscienza di tutte le coscienze.
    Nel sogno straordinario il Tutto è identico a se stesso e l’Io può conoscere l’Altrove come si conosce in sé. Il sogno entra nella totalità dell’essere, mentre la vita cosciente è chiusa nella separazione.
    Freud si basa sulla CAUSA, fondamento del determinismo, cerca nel passato le cause delle patologie psichiche. Ma per Jung questo è poco. Jung è un sensitivo che sperimenta fenomeni paranormali. E per un sensitivo le cose stanno in modo molto diverso. E Jung cerca un fine, guarda in avanti ed è relativamente interessato alle cause. Guarda il paziente come fosse lanciato in un’avventura per scoprire il suo scopo esistenziale, il suo principio di individuazione. Non è determinista ma futurista, ovvero teleologico cioè attivato verso uno scopo-
    Quando il paragnosta belga Croiset descrive nei particolari la persona che occuperà una certa sedia del teatro, mostra che si può conoscere un evento ‘prima’ che si produca. Cosa ha a che fare questo con la scienza newtoniana delle cause? Niente ! Appartiene a un’altra lettura della realtà.
    Il 50 % degli eventi paranormali si verifica in sogno, proprio perché il sogno è un livello ‘ponte’ della conoscenza.
    Il sogno predittivo esula dalla causa, inverte l’ordine temporale, e si verifica probabilmente molto più spesso di quel che crediamo, anche per eventi trascurabili che nemmeno focalizziamo, mentre l’attenzione è catturata solo da gravi turbative dell’energia.
    Per alcuni è possibile entrare in uno stato modificato anche da svegli, con un rapido spostamento delle frequenze, come se la mente fosse una radio che cambia canale, un leggero spostamento mentale che va nel punto dove si raccolgono immagini, più o meno definite, come quando uno sogna, con l’apertura di un canale sottile che è appena di lato rispetto alla mente vigile. Basta aver fatto questo spostamento una sola volta perché poi lo si possa ripetere sempre, ma non è facile da spiegare.
    Arrivano immagini, emozioni, a volte anche sensazioni psichiche o corporee, anche forti, fino alla nausea e al malore. E’ una ricezione del mondo realissima come quella ordinaria, vivida, a volte anche più perturbante, e del tutto diversa da una fantasia che ha forma ma non sostanza di realtà. Qui sembra di ricevere un’altra realtà.
    La prima cosa che un sensitivo impara è questa valutazione dei gradi di realtà delle cose che appaiono: questo è vero, questo no; questo lo vedo ma non è ancora successo, questo sembra dentro, questo fuori. .. Non sempre però ciò è possibile, a volte le immagini arrivano come in una alluvione, travolgenti ed è difficile discernere ciò che è prodotto dall’Io e ciò che è ricevuto.
    La differenza tra un malato di mente e un sensitivo sta anche in questa valutazione delle varie realtà possibili e nella capacità di dominare le immagini senza esserne dominato.
    Annarita mi invita a cena e poi mi chiede di guardare il suo futuro, entro in una situazione di forte malessere che mi prende lo stomaco, vedo mentalmente delle viscere sanguinanti, sangue che inonda tutto, sono piena di morte, sento qualcosa che viene scritto sul giornale e che attiene alla morte. Poco dopo sua madre si ammala per un tumore allo stomaco. Tre mesi dopo arriva una notte agitata, continuo a svegliarmi pensando che devo telefonare ad Annarita e prego per sua madre. La stessa notte Annarita sogna che cerco invano di telefonarle e che alla fine lascio scritto il mio numero di telefono sul muro. La mattina dopo mi telefona realmente, dicendo che la madre si è aggravata. Io passo la mattina in uno stato di agitazione, a mezzogiorno la tensione si distende di colpo e mi sento liberata. La madre muore a mezzogiorno ma del giorno seguente.
    Nei giorni che hanno preceduto la morte improvvisa di mia madre ho avuto tre sogni di tipo predittivo.
    -Andavo con mia madre su una ripida strada di montagna nella nebbia e pioggia, faceva freddo. A un certo punto mia madre non voleva più camminare, era troppo stanca, la facevo riposare su una sedia di lato alla strada e tornavo indietro per prendere la macchina ma, quando cercavo di tornare da lei, scoprivo che la strada si biforcava, io prendevo la direzione sbagliata e la perdevo per sempre (mia madre è morta in un pensionato, dopo pranzo l’infermiera l’ha fatta alzare per la solita passeggiatina ma ha avuto un mancamento, l’ha posta su una sedia ed e’ morta). Ero disperata perché non riuscivo né a tornare da lei né a trovare per me la strada del ritorno.
    -Tenevo mia madre morta in braccio e pesava come una bambina, di colpo la testa è sparita e si è trasformata in alcuni grumi di tuorlo d’uovo (la testa indica in genere la parte vitale o intelligente della persona, e l’uovo è segno di rinascita, il nucleo dell’uovo è il nuovo seme).
    -Abitavo al terzo piano e avevo un appartamentino a piano terra dove viveva mia madre. Ci andavo e scoprivo che mia madre non c’era più, gli zingari avevano rubato tutto, sul letto di mia madre era rimasta una bambina morta. Ero sconvolta, ma, guardando meglio, vedevo che era viva, una bellissima bambina di nove mesi molto vitale con grandi occhi scuri come aveva mia madre da giovane. Tornavo al terzo piano con l’ascensore per prendere latte e pannolini, ma l’ascensore spariva e non potevo tornare più giù (il sogno parla di morte e rinascita, i nove mesi sono quelli del concepimento, i piani della casa le dimensioni dell’essere, gli zingari indicano in genere le forze dell’inconscio, che non appartengono al nostro mondo ordinario, l’essere derubati è ciò che si prova quando ci muore qualcuno, scale o ascensori o strade in salita indicano spesso un cambio dimensionale, il piano terra è collegato alla terra-madre)
    Nella chiaroveggenza si viene a sapere improvvisamente qualcosa di ignoto, senza passi intermedi, saltando il tempo e lo spazio.
    La madre vede il figlio lontano in pericolo nel momento esatto in cui il pericolo si presenta.
    Una madre ebbe una visione e disse al marito: “Fabio ha avuto un incidente di macchina, è steso su un prato con la gamba rotta, corriamo!”, salirono sull’auto e lei guidò il marito al luogo esatto dell’incidente. Trovarono il figlio steso sul prato con la gamba rotta.
    Nella postcognizione e precognizione, si sa prima o dopo qualcosa di cui non dovremmo, a rigore, essere a conoscenza.
    Donatella massaggia un paziente e lo vede bambino con la maglietta righe che pesca in un fiume accanto al nonno. Il paziente conferma la visione che rappresenta uno dei momenti più belli della sua infanzia.
    Dico alla visitatrice che vedo la sua nascita difficile, la madre malata, la sua infanzia molto triste, c’è un bambino morto nella casa, il padre è lontano, nessuno si cura di lei. Avrà un incidente di macchina tornando da Milano, sbatterà contro l’auto di un’altra ragazza, un’auto blu, ma a parte lo spavento non si farà nulla, solo si ammaccherà il fianco destro dell’auto. La cosa puntualmente si verifica.
    Vedo che visitatrice avrà due gemelline, la seconda è più piccola ma il parto va bene. Lei resta perplessa, le hanno seccato le tube e una gravidanza è impossibile. Ma la mia visione è precisa e non posso negarla. Va via scuotendo la testa. Pochi mesi dopo vengo a sapere che è rimasta incinta, inspiegabilmente, malgrado l’intervento subito.
    Nasceranno proprio due gemelline.
    L’inconscio si manifesta in modo adimensionale secondo modalità a noi ignote. Se ipotizziamo che l’Essere sia disteso su più livelli, la coscienza ordinaria potrebbe appartenere a un livello e la coscienza modificata a un altro, il collegamento fortuito permetterebbe il paranormale, la chiaroveggenza, la telepatia, la premonizione..
    L’evento paranormale, come il sogno, si situa nel tramite, nel ponte, tra una banda o livello e l’altra, sfruttando l’ambiguità del confine, linea ricca di doppiezza, come se l’inconscio fosse un irrequieto Mercurio transizionale pronto a saltare fuori dal luogo dove di solito abita la coscienza.
    “Cerca Mercurio!” disse la voce diretta. Io mi stupii perché credevo che Mercurio fosse un dio greco, di cui poco mi interessava. Mercurio è, invece, l’energia del cambiamento e del collegamento, tra il livello coscienziale in cui costruiamo questo mondo ed altri livelli e mondi possibili.
    Immaginate un elettrone che gira sulla sua orbita attorno al nucleo; quando si carica, ad un certo punto non ce la fa più a restare su quell’orbita salta su un’orbita più ampia. Ecco, la situazione ponte è ciò che determina quel salto E’ un cambio discontinuo di livello, che riusciamo a percepire perché siamo ancora in parte nella dimensione precedente. Siamo nel conscio ma possiamo dare un’occhiatina all’inconscio, come se fossimo sul confine tra due Stati.
    L’inconscio sfugge alle categorie ordinarie del conoscere e si pone come un ignoto mercante di scambi, per il quale legami e leggi non sono quelli della percezione convenzionale, psiche e natura possono confondersi e il cambio di livello è possibile.
    Noi distinguiamo il modo di conoscere e l’oggetto conosciuto come due realtà separate, ognuna esistente in sé. Ma, modificando lo strumento cognitivo, la realtà appare diversamente, come quando siamo sotto l’effetto di una droga e i sensi alterati vedono in altro modo, così è per il sensitivo che ha le proprie droghe naturali per produzione interna e tuttavia conserva la convinzione assiomatica di una realtà ordinaria di partenza. Probabilmente ci saranno delle endorfine naturali che facilitano la transizione.
    L’ipotesi sciamanica, è che, cambiando la percezione, ovvero variando le onde mentali, si aprano altre realtà.
    I filosofi da migliaia di anni hanno cercato di elaborare sistemi di pensiero organici che spieghino cosa c’è realmente oltre la percezione spaio-temporale.
    Così, o ci sono oggettivamente molti mondi e si può passare dall’uno all’altro, o soggetto e oggetto sono inseriti in una realtà più ampia, intelligente, che può vedere se stessa in molti modi, Oppure anche lo sguardo cambia la realtà in quanto la crea, come si crea un sogno.
    La realtà potrebbe essere la visione della monade di Leibniz, una specie di sfera onirica a più gradi in cui ognuno è chiuso a un certo livello in cui partecipa dei sogni degli altri. Ognuno produce il sogno del suo mondo, il proprio film. I vari film mentali scorrono apparentemente connessi ma in realtà in parallelo, perché Dio, come un enorme orologiaio, li sincronizza .
    A volte però può capitare che nella nostra monade arrivino flash che dovrebbero stare prima o dopo rispetto al tempo che sogniamo, per un errore temporale, uno slittamento degli orologi cosmici, oppure di un segnatempo che sta in altre dimensioni del possibile, in altri spazi e segna il tempo diversamente. In queste situazioni si slittamento spaziale o temporale, sono più significative le esperienze di più persone insieme.
    Vidi un bambino appena nato dalla mia dirimpettaia come se avesse otto mesi e dissi che mi pareva grandissimo. La mamma mi guardò stupita perché era anche sottopeso. Il giorno dopo lo vidi di nuovo come un neonato, con enorme meraviglia. Le due immagini non corrispondevano affatto.
    A volte ho visto la persona che avevo davanti come se non esistesse più, con un senso di estraneità particolare, e poco dopo ho saputo che quella persona era morta.
    Leibniz ipotizza il mondo come un sogno formato da mille bolle iridescenti, le monadi, sogni percettivi singoli inseriti in una sincronia globale.
    Gli sciftamenti di realtà sono inquietanti ma frequenti. Due signore in visita a Versailles si trovarono di colpo inserite nella Versailles prima della rivoluzione, videro la regina Maria Antonietta che dipingeva, videro il piccolo Trianon che era un grazioso edificio nel parco ora inesistente, e varie persone di servizio nei loro vestiti d’epoca. Fu come fossero trasferite di colpo in un’altra realtà, credevano di essere entrate in una festa in costume, descrissero edifici e oggetti che non esistevano più ma che furono riconosciuti in stampe d’epoca. Fu come un film della vita che si trasforma in un altro film, e tutto sembrava estremamente reale. Nessuno è stato in grado di spiegare il fatto.
    Jung diceva: “I casi di chiaroveggenza, telepatia, precognizione… sono pur reali. L’ho potuto verificare sulla scorta di innumerevoli esperienze… i nostri concetti di spazio e tempo sono incompleti. Per arrivare a un quadro totale del mondo dovremmo aggiungere un’altra dimensione, altrimenti non riusciremo mai a spiegare in modo unitario la realtà dei fenomeni”.
    Jung spiegava gli eventi paranormali con l’ipotesi che il tempo fosse solo un fenomeno psichico, cioè un modo della coscienza. Da questa condizione si può uscire e allora il tempo da assoluto diventa relativo, il momento presente si fa eterno, il nostro spazio può interferire con altri spazi, e una dimensione si apre su un’altra e poi su un’altra ancora, a cascata. E ciò che avviene nella psiche umana può riverberarsi nell’ambiente, sempre per la legge che Tutto è Uno.
    Jung raccontava che al momento della morte potevano avvertirsi presenze o scricchiolii sinistri o rumori come di mobili o oggetti che cadono.
    Io stessa ho avvertito più volte in cucina, dentro i mobili, fracassi incredibili e improvvisi, come di centinaia di stoviglie che si rompono tutte insieme cadendo dall’alto, mentre nulla in realtà era accaduto.
    Jung riconosceva che la sua mente interferiva con l’ambiente, quando era turbato o infuriato o anche quando si creava nell’inconscio qualcosa di importante non ancora espresso, allora i mobili di casa e gli infissi cominciavano a scricchiolare e i bicchieri a tintinnare o le luci cominciavano a pulsare.
    Ricordo una signora che, in qualunque parte della casa fosse, quando si infuriava col marito, le cadeva l’orologio di cucina!
    Nel ‘34 Jung si era ritirato, come faceva molte volte, nella sua casa nei boschi per lavorare e, quando non voleva essere disturbato, issava una bandierina gialla. Accadde che per due giorni non poté lavorare a causa di una cappa di piombo che gli era caduta addosso, rendendolo terribilmente depresso. Come abbassò la bandierina, arrivò un amico che lo informò che i nazisti avevano fatto un massacro.
    Accadeva che certi fenomeni strani fossero partecipati da chi gli stava accanto, e anche io ho riscontrato questa possibilità in relazione a visioni o percezioni paranormali, come se si creasse un’aura che apre gli stessi canali, una specie di influenza allargata o contagio psichico, per cui l’altro vede le stesse cose che io vedo e che ordinariamente non dovrebbe vedere. Non so spiegare questa possibilità, ma esiste.
    Un giorno 4 persone diverse, entrando nella mia casa in ore diverse, hanno visto una ‘presenza’ più o meno come la vedevo io, senza che ne parlassi o dessi indicazioni di sorta e l’hanno descritta allo stesso modo con molta inquietudine, come un uomo alto, magro, curvo, di profilo, con una specie di gobba sul collo, che passava in un punto preciso della stanza, con un senso di disperazione. Qualche volta un profumo o una manifestazione vengono percepiti da qualcuno ma non da tutti. A volte il fenomeno è chiaro e semplice, per es. si accende la televisione per conto suo o il computer o un oggetto si sposta visibilmente o l’altra persona insieme a me percepisce un vento gelido o un rumore di passi o il senso di un forte spostamento. Non occorre evocare questi fenomeni, semplicemente succedono, ma solo qualcuno li avverte. Altri, è come se dormissero.
    Una volta Jung aveva visitato i mosaici di Ravenna con un’amica ed entrambi avevano osservato con stupore varie scene acquatiche: Pietro che camminava sulle acque ed era salvato dal Cristo, la pesca miracolosa ecc. Jung parlò di questi mosaici a un seminarista. Due anni dopo, quando il suo assistente Meier andò a Ravenna, lo pregò di portargli le riproduzioni di questi mosaici, ma stranamente essi risultarono inesistenti. Anni dopo Jung scoprì la storia di una principessa bizantina che era scampata a un naufragio e aveva ordinato quei mosaici per una chiesa come ex voto, i mosaici erano stati fatti ma la chiesa era bruciata. Esistono ancora i disegni ma Jung non li aveva mai visti né ne aveva sentito parlare. Lui e la sua amica avevano visto come reali delle scene che in realtà non esistevano più.
    Io ho visto la foto di una casa distrutta dalle bombe. La distruzione è avvenuta nella seconda guerra mondiale ma la casa è stata fotografata ora.
    A Böllingen Jung sentiva spesso delle presenze e più volte sentì delle voci molto chiassose, come di giovani che fossero accampati presso il lago. Gli dissero che quel luogo era stato attraversato in passato da compagnie di mercenari che scendevano dalla Svizzera in Italia e che su quella sponda facevano la loro sosta.
    Anche in Africa, a volte, Jung sentì voci e suoni provenenti da costruzioni abbandonate. Gli indigeni dicevano: “Sono quelli che parlano”.

    Fonte: masadaweb.org
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