1. Il pentagramma di pietra

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    By *ROS* il 7 Oct. 2011
     
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    06 Ottobre 2011

    L'enigma del Gesù diventa un concerto

    di Pietro Treccagnoli

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    ASCOLTA LA MELODIA:
    www.ilmattino.it/video.php?id=12397


    NAPOLI - La musica scolpita sulla facciata del Gesù Nuovo entra chiesa. L’«Enigma» del pentagramma di pietra diventa un concerto che sarà eseguito dopodomani (sabato, alle 20,30) all’interno del tempio barocco. Sarà così possibile ascoltare dal vivo le misteriose note che lo storico dell’arte Vincenzo de Pasquale ha rintracciato sul bugnato, ricostruendo la melodia racchiusa nella successione di lettere aramaiche.
    A suonare sarà l’organista ungherese Lòrànt Rez, a cantare il soprano (sempre magiaro) Anikò Kòròdi. Sì, perché, la novità rispetto al sensazionale annuncio di qualche mese fa, è la scoperta del testo della musica che De Pasquale ha decifrato sempre da un muro di Palazzo Sanseverino, che nel Cinquecento fu trasformato nella chiesa del Gesù Nuovo. Si tratta del Salmo 23 al quale l’appassionato studioso del Rinascimento napoletano è arrivato analizzando i segni sul bugnato di una parete laterale dell’edificio religioso di piazza del Gesù che attualmente è all’interno del cortile della scuola Salvator Rosa.

    Anche qui è stato usato l’alfabeto aramaico: oltre al testo, sono stati rintracciati i nomi di Novello da San Lucano, l’architetto dell’edificio, e Roberto di Sanseverino, il nobile proprietario del palazzo. Siamo nella seconda metà del Quattrocento, in piena età aragonese e umanistica, nella quale dilagavano le febbri esoteriche, tutte ribollenti di simboli arcaici e misteriosi. Ma come mai è stata scoperta solo adesso? «Il muro era stato occultato per molto tempo» spiega De Pasquale. «E ora che è tornato a parlare ci dice più di quanto non dica lo stesso bugnato della facciata».
    Si tratterebbe di una «sinossi criptografata». «In sostanza» continua lo storico «è il riassunto di quanto leggiamo non solo musicalmente guardando il Gesù Nuovo». Come un segugio tra gli archivi napoletani e quelli ungheresi, perché Novello visse e lavorò molto nel paese danubiano (dove morì), De Pasquale, partendo da pochi indizi, ha trovato tracce delle note di Novello (che è l’autore della musica) anche in Bach e il Liszt, entrambi affascinati dalla matematica e dalle sequenze esoteriche. Le vie delle sette note sono infinite. «E probabilmente» continua De Pasquale «lo stesso Mozart, quando da giovane venne a Napoli, avrà visto e ricostruito la melodia napoletana scolpita nella pietra nera del bugnato».

    È senza dubbio un Enigma, a prescindere da come la si possa pensare. Siamo in un campo dove l’intuizione deve fare sempre il passo più lungo della gamba, perché la criptografia, per sua natura, cela, protegge e depista. In questo lavoro certosino, allo storico dell’arte sono stati di supporto le conoscenze matematiche di Assunta Amato, quelle architettoniche di Tullio Pojero e quelle legali di Silvano Gravina. Centrale in questo viaggio a ritroso nel tempo è, ovviamente Novello di San Lucano, architetto, matematico, madrigalista e musicista.
    È lui il personaggio chiave anche del libro che De Pasquale annuncia per il prossimo novembre, intitolato «L’Enigma del Gesù». «Novello era figlio naturale di Roberto di Sanseverino» racconta. «Dopo la costruzione del palazzo, fu spedito in Ungheria, sotto la tutela dell’ordine domenicano. Lavorò e visse tra Buda, Visegrad, Veszprem e poi si trasferì in Transilvania, che allora faceva parte dell’Ungheria. Qui morì nel 1516 a Balgrad, che dal 1918 fa parte della Romania e altro non è che l’antica città romana di Alba Iulia».
    Ma nel suo saggio, l’autore prova a ricostruire lo scenario che ha da sfondo alla vicenda. «Nelle biblioteche italiane ed europee ho scovato documenti di natura molto diversa» aggiunge «come, ad esempio, le ricette di pietanze molto elaborate che venivano preparate alla tavola dei Sanseverino». Segno che in una società di bon vivants, com’era quella dell’aristocrazia e della ricca borghesia napoletana ai tempi della dinastia d’Aragona, c’era sempre bisogno di una ricercatezza nel cibo per la mente e in quella per il corpo.

    Fonte: ilmattino.it
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