1. Universo e Mitologia

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    Immanuel Velikovsky
    Mitologia
    By Police il 19 Dec. 2008
     
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    Cinquant'anni dopo Mondi in Collisione:
    rivisitando Immanuel Velikovsky


    di Emilio Spedicato


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    Mezzo secolo fa (più precisamente nel 1950 pubblicato da McMillan e nel 1951 da Doubleday, dopo che McMillan aveva dovuto trasferire a questa casa i suoi diritti di pubblicazione sotto minaccia di boicottaggio da una parte del mondo accademico) appariva un libro di sostanziose dimensioni e ricchissimo di riferimenti bibliografici, dal titolo Mondi in Collisione. Il libro fu un best seller negli Stati Uniti nel 1952 ed apparve in sintesi anche sul Readers Digest, ivi compresa l'edizione italiana dal nome Selezione.
    Allora chi scrive era un ragazzino frequentante la seconda elementare appassionato divoratore di qualunque cosa scritta (purtroppo non molti libri erano allora presenti nella casa dove ci eravamo trasferiti dopo che l'ultimo bombardamento di Milano aveva distrutto con la casa la biblioteca del nonno). Lessi l'articolo su Selezione con immenso fascino, colpito in particolare dalla spiegazione che veniva data del "miracolo" riportato nella Bibbia sul fermarsi del Sole durante l'assedio di Gerico.

    Dimenticai poi il nome dell'autore e del libro, per ricordarmene improvvisamente oltre trenta anni dopo, discutendo con un collega inglese alcune idee mie sulle origini catastrofiche delle glaciazioni e sulla possibilità di spiegare in questo contesto il mito di Atlantide. Velikovsky era stato in superficie dimenticato, ma ovviamente aveva lasciato un seme nel profondo, che a distanza di tempo si era risvegliato.

    Quando il libro uscì, Velikovsky (che nel seguito citiamo semplicemente con V.) era uno sconosciuto per il grande pubblico, anche se il suo nome era noto ad una cerchia di specialisti. Infatti, oltre a numerose pubblicazioni nel campo della psichiatria, dove aveva operato professionalmente per molti anni in Israele, negli anni Trenta V. aveva edito in stretta collaborazione con Eistein la rivista Scripta Universitatis atque Bibliothecae Hierosolymitarum, strumento culturale che poi si evolse nella Università Ebraica di Gerusalemme.
    Il grande successo del pubblico fu dovuto a vari fattori, in parte connessi al clima postbellico caratterizzato da un risvegliato interesse per le tradizioni religiose e da sentimenti critici nei confronti di una scienza che aveva portato all'arma atomica ed al rischio di un conflitto nucleare. Contribuì anche sicuramente la pubblicità fornita dalla radicale opposizione da parte del mondo accademico ufficiale, con la minaccia andata in porto di boicottaggio della casa McMillan da parte degli astronomi guidati da Shapley e Payne Gaposchkin. Un autore che susciti le ire degli accademici, i quali tendono semplicemente ad ignorare chi proponga idee in contrapposizione con le loro, è una rarità.
    Il libro fu seguito nel giro di alcuni anni da altri non meno rivoluzionari relativi alla geologia terrestre ed alla cronologia della storia antica, con conseguente revisione di vari capitoli del passato così come appaiono nei libri standard.

    Oltre che alla pubblicazione delle sue monografie, V. fu anche coinvolto in una serie di conferenze in vari paesi del mondo e fu l'ispiratore di alcune riviste e gruppi di studio, alcuni dei quali ancora attivi, che hanno portato avanti il suo approccio. Va detto che molte idee di V. sono ormai accettate dal mondo accademico, anche se di solito non si fa riferimento al suo ruolo iniziatore.

    Il dibattito e l'influenza di V. sono stati importanti in particolare nel mondo anglosassone (USA, Canada, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda). Poca l'attenzione nel mondo latino, forse a causa del minore interesse in questi paesi per le tematiche di tipo biblico.
    Dobbiamo comunque ricordare per l'Italia come V. sia stato valutato positivamente sia dal grande matematico statistico Bruno de Finetti, che dallo storico della scienza Federico Di Trocchio, che gli ha dedicato un ampio capitolo del suo libro Il Genio Incompreso.

    Nelle prossime sezioni vediamo alcuni elementi della biografia di V., quindi i contenuti fondamentali delle monografie Mondi in Collisione ed Ages in Chaos, con cenni alle altre monografie storiche.

    CHI ERA IMMANUEL VELIKOVSKY?

    Velikovsky nacque nel 1895 a Vitebsk, città della Russia sulla Dvina Occidentale, allora di circa 70.000 abitanti, molti dei quali Ebrei, città natale anche di Chagall.
    Terzo figlio, il nome Immanuel fu scelto dal padre durante una solitaria passeggiata nei boschi dei dintorni. Leggiamo dalla sua autobiografia (Days and Years) disponibile nel sito internet curato da Jan Sammer (www.varchive.org) "il nome fu scelto da un verso del settimo capitolo di Isaia; non c'era alcun Immanuel fra gli avi noti a lui. ...si attendeva da me un grande compito in relazione alla tragica storia della nostra nazione... va visualizzata la personalità di mio padre, un Ebreo impegnato con una visione di rinascita nazionale...quando avevo sette anni mio padre mi mostrava il capitolo di Isaia dove si trova il nome Immanuel...".

    Il 1895 era l'anno in cui Freud iniziava a scrivere L'interpretazione dei sogni, in cui Roentgen scopriva i raggi X, ed in cui, il 10 giugno, giorno della nascita di Velikovsky, Herzl scriveva nel suo diario "riprendo in mano il filo rotto della tradizione del mio popolo: Lo porterò alla Terra promessa".

    Da Vitebsk la famiglia si trasferì presto a Mosca, dove il padre ebbe grande successo nel commercio e divenne uno dei leader e finanziatori del movimento sionista. Fu lui fra gli organizzatori di acquisti di terreni in Palestina da cui nacquero i primi kibbutz.
    Immanuel fece studi classici, eccellendo in matematica ed imparando numerose lingue. Dopo vari viaggi in Europa e Palestina (Tell Aviv esisteva da soli tre anni), si laureò in medicina a Mosca nel 1921, dopo avere fatto parte degli studi a Montpellier.
    Uscì dalla Russia rivoluzionaria con un viaggio avventuroso per la via del Caucaso sistemandosi a Berlino, dove sposò Elisheva Kramer, brillante violinista e pianista. Iniziò in questo periodo l'attività di editore della rivista su citata Scripta Universitatis, la cui sezione di matematica e fisica era curata da Albert Einstein.

    Dal 24 al 39 visse in Palestina; del '30 è un suo lavoro in cui, per la prima volta nella letteratura, si propone che l'epilessia sia caratterizzata da encefalogrammi patologici.

    L'interesse di Velikovsky per una reinterpretazione della storia antica fu acceso dalla lettura dell'opera di Freud Moses and Monotheism.
    In alternativa alla tesi allegorica di Freud, Velikovsky concepì l'idea che il faraone Akhnaton fosse la figura reale dietro la figura mitica di Edipo.Tale idea fu successivamente sviluppata nel 1930 durante un anno sabbatico passato nelle biblioteche di New York, e diede origine allo straordinario libro Oedipus and Akhnaton, pubblicato solo nel 1960, che chi scrive ha letto non stop fra le nove di sera e le tre di mattina.
    Qui gli straordinari parallelismi fra i dati storici su Akhnaton ed i dati della tradizione greca su Edipo sono sviluppati nel contesto di una datazione di Akhnaton ben più recente di quella di Mosè, anzi più recente di quella di Salomone: nel nono secolo AC, poco prima della conquista dell'Egitto da parte degli Assiri, tema questo di una delle sue opere ancora non pubblicate, The Assyrian Conquest, disponibile nel citato sito internet.

    Nell'aprile del 1940 Velikovky concepì l'idea di una grande catastrofe naturale al tempo dell'Esodo, interpretando quindi i fenomeni descritti nella Bibbia come le dieci piaghe in termini di eventi catastrofici di origine extraterrestre.
    La scoperta della descrizione di eventi simili in una fonte egiziana, il papiro Ipuwer della collezione di Leiden, lo convinse della validità dell'idea, spingendolo ad abbandonare la redditizia attività di psichiatra per uno studio a tempo pieno di fonti antiche e di autori moderni in relazione al suo approccio catastrofico. Mondi in Collisione fu il risultato di dieci anni di ricerche nelle grandi biblioteche di New York e Princeton (all'inizio della seconda guerra mondiale Velikovsky si era trasferito definitivamente a Princeton). Seguirono a breve distanza le altre opere sulla revisione della cronologia della storia antica e sulla evidenza di catastrofi nella storia geologica della Terra.

    A Princeton Velikovsky ristabilì contatti amichevoli e frequenti con Einstein, con lunghe ore di discussione su temi astronomici e storici, inframmezzate da sedute musicali, dove il violinista Einstein era accompagnato al pianoforte da Elisheva. La storia dei suoi rapporti con Einstein è contenuta in uno dei libri ancora non pubblicati (Before the Day Breaks), disponibile nel citato sito internet.

    Durante gli anni Cinquanta e parte dei Sessanta Velikovsky fu persona non grata nelle università e centri di ricerca in USA. Tuttavia dopo che le prime missioni spaziali confermarono in modo spettacolare parecchie delle sue previsioni sul sistema solare, fu invitato a tenere conferenze in varie università (Brown, Yale, Pennsylvania, Columbia, Dartmouth, Duke, Rice...); straordinario fu il successo di sue conferenze nei primi anni Settanta ad Harvard ed alla McMaster.

    Velikovsky è morto, a 84 anni, a Princeton, nel 1979. L'archivio delle sue opere - fra cui le numerose non pubblicate - è tuttora nelle mani delle due figlie che gli sopravvivono, Ruth, psicanalista a Princeton, e Shulamit, la primogenita, che vive in un kibbutz presso Haifa, sposata con il noto matematico israeliano Abraham Kogan.

    MONDI IN COLLISIONE

    Mondi in Collisione fu pubblicato negli Stati Uniti da McMillan nel 1950 e a partire dall'anno successivo da Doubleday, cui erano stati trasferiti i diritti di pubblicazione, dopo che Shapley aveva fatto obliquamente osservare alla McMillan che il suo ruolo di importante editore accademico nel campo astronomico era minacciato dalla continuata presenza fra i suoi titoli del libro di Velikovsky (la storia di questo ed altri episodi dei difficili rapporti fra V. ed il mondo accademico si trova nel libro di V. Stargazers and Gravediggers, pubblicato postumo nel 1983 con copyright di Elisheva V.).
    Il libro fu un immediato successo di pubblico - sebbene fosse stato rifiutato da vari editori precedentemente contattati - e definito dal New York Times "A literary earthquake".

    [...] Il libro Mondi in Collisione parte dalla ipotesi che gli eventi di natura chiaramente catastrofica descritti nella letteratura antica, ed in particolare nella Bibbia, siano fenomeni effettivamente accaduti, la cui spiegazione non può essere data in un contesto puramente terrestre e va quindi attribuita ad interazioni fra il pianeta Terra e corpi extraterrestri.
    Analizza in particolare due eventi catastrofici - il primo associato all'Esodo, il secondo all'assedio di Gerusalemme da parte di Sennacherib, avvenuto qualche anno dopo che Sargon II aveva conquistato e deportato le dieci tribù di Israele. Ipotizza quindi che gli agenti extraterrestri delle due catastrofi siano stati nel primo caso il pianeta Venere, nel secondo caso il pianeta Marte, pianeti allora in orbite diverse da quelle attuali, più ellittiche, e reduci da precedenti interazioni con i grandi pianeti del sistema solare.
    Con l'ultima catastrofe le orbite dei due pianeti sarebbero state infine circolarizzate e sarebbe terminato per il pianeta Terra il periodo catastrofico, dove i pianeti costituivano una effettiva minaccia, dove l'astrologia era quindi una forma di scienza basata sullo studio di una realtà diversa del sistema solare.
    Il libro contiene prevalentemente riferimenti alla letteratura classica e mitologica e riferimenti di tipo solo qualitativo alle correnti teorie scientifiche (un migliaio di citazioni, anche di testi rari ed in molte lingue). Pur non contenendo alcuno sviluppo quantitativo - ed un trattamento quantitativo degli scenari proposti sarebbe anche oggi probabilmente al di là della capacità di modellizzazione e di calcolo - contiene alcune affermazioni critiche nei confronti degli scenari astronomici tradizionali, dove è virtualmente presa in considerazione solo la forza di gravità, trascurando effetti elettromagnetici, sia su grande scala che nel caso di passaggi ravvicinati fra corpi celesti.

    Non è qui il caso di passare in rassegna in dettaglio il contenuto del libro, scritto in uno stile sintetico e chiaro e quindi densissimo di informazioni e di proposte (molte delle quali date in forma ipotetica). Possiamo sintetizzare come segue gli elementi importanti del libro:

    La rivalutazione del contenuto dei testi antichi, basati secondo V. su esperienze reali vissute dagli antichi, in un contesto diverso da quello attuale.
    L'idea che le esperienze descritte nei testi antichi fossero esperienze reali era comunemente accettata nel mondo occidentale sino all'Illuminismo; questo comprendeva in particolare l'idea di catastrofi in periodi a memoria d'uomo, fra cui il Diluvio Universale descritto nella Bibbia ed in numerosi altri testi ad esempio della mitologia classica (Deucalione e Pirra). Erano idee accettate da Newton e da Cuvier.

    Con l'Illuminismo le affermazioni contenute nella Bibbia vennero fortemente criticate aprendo la strada all'ideologia cosiddetta dell'uniformitarismo che divenne dominante nell'Ottocento a seguito dei lavori in particolare di Lyell in geologia e di Darwin in biologia: il presente è la chiave del passato, non ci sono catastrofi celesti oggi, non possono essercene state ai tempi di Mosè. Non cadono pietre dal cielo oggi, non possono essere cadute allora (solo nella seconda metà dell'Ottocento l'esistenza di piogge meteoritiche fu di nuovo accettata dalla scienza, dopo che la caduta di uno sciame meteoritico in Francia convinse anche i più ostinati).

    A distanza di cinquanta anni da Mondi in Collisione possiamo certamente dire che c'è ora una maggiore attenzione da parte degli studiosi nel campo delle scienze naturali nei confronti delle tradizioni catastrofiche antiche. Tale attenzione dipende anche dalla possibilità offerta da strumenti di oggi, non disponibili ai tempi di V., di verificare gli effetti di tali eventi nel record geologico e biologico: analisi raffinate dei depositi di polline o altre componenti biologiche nei sedimenti lacustri ed oceanici, analisi di sostanze organiche ed inorganiche nei carotaggi glaciali, serie dendrocronologiche.
    Da tali studi è emersa l'evidenza di notevoli variazioni climatiche negli ultimi 12.000 anni, avvenute così rapidamente da essere difficilmente spiegabili in termini dei normali processi terrestri; infine la verifica con la cometa Shoemaker-Levy dei processi di disintegrazione cometale proposti da V. e da altri neocatastrofisti (Clube e Napier in particolare) e l'osservazione diretta dell'impatto dei frammenti di tale cometa su Giove, evento mai prima considerato di possibile osservazione sui tempi brevi della astronomia osservativa moderna, ha reso assai più consapevoli che ci troviamo in un ambiente, il sistema solare, più ricco di pericoli di quanto se ne pensasse cinquanta anni fa.
    V. ha affermato l'instabilità del sistema solare e l'emergenza dell'attuale configurazione orbitale planetare, per quanto riguarda i pianeti Marte e Venere, in tempi assai recenti, storici addirittura. Tale affermazione fu fatta in un periodo in cui il sistema solare era considerato estremamente stabile, in base a considerazioni analitiche approssimate sulla stabilità dei sistemi dinamici n-body e sulla base del modello standard utilizzato per la formazione dei sistemi planetari, di cui quello solare era ritenuto del tutto tipico.

    Questo scenario è profondamente cambiato a cinquanta anni di distanza, anche se le tesi di V. circa Marte e Venere sono tuttora ritenute inaccettabili, salvo che da una piccola minoranza di studiosi. L'analisi fatta con i moderni più raffinati strumenti analitici dei sistemi nonlineari complessi ha infatto dimostrato che il comportamento di tali sistemi è generalmente del tipo caotico, imprevedibile a lungo termine e caratterizzato da una estrema complessità e varietà di configurazioni.
    Ora si ritiene che, anche trascurando le pur possibilissime interazioni con altri corpi e strutture della galassia, il sistema solare non possa essere studiato indietro nel tempo per più di qualche milione di anni - un fattore circa mille volte meno di quanto si pensasse allora.
    Sono inoltre emerse strutture del sistema solare sia sulle grandi distanze che su quelle dei pianeti interni che allora erano ignorate o di cui non si capiva l'importanza, come la popolazione dei cosiddetti oggetti Apollo/Amor e la fascia di Kuiper (di cui sono stati individuati componenti di considerevoli dimensioni, circa 600 km di diametro).

    L'osservazione dei pianeti lontani e dei loro satelliti ha individuato tutta una serie di caratteristiche inattese, di cui una spiegazione catastrofistica, anche se non nei tempi ristretti di V., pare essere la più adatta. L'osservazione, sebbene solo parziale, di una sessantina ad oggi di sistema planetari extrasolari ha mostrato caratteristiche di questi dinamiche e strutturali del tutto impensate, anzi addirittura considerate prima impossibili (e.g. la presenza di pianeti di tipo gioviano o supergioviano vicinissimi alla stella, quando i modelli accettati prevedevano in tale regione solo pianeti di tipo terrestre; o la presenza di pianeti di tipo gioviano in orbite ellittiche).
    Con un centinaio di argomentazioni l'astronomo Van Flandern ha ripreso l'ipotesi di Olbers circa l'esplosione di uno o più pianeti nella zona della fascia degli asteroidi, esplosione che avrebbe originato non solo la fascia stessa, ma la maggior parte delle comete e possibilmente Marte stesso, visto quale satellite perduto del pianeta esploso (ultima esplosione datata a circa 3.2 milioni di anni fa).
    Osservando che la sequenza ultima di glaciazioni sul nostro pianeta inizia anch'essa 3.2 milioni di anni fa, i fisici Woelfli e Baltensperger hanno recentemente proposto una nuova teoria per l'origine di tali glaciazioni, in termini di effetti sull'asse terrestre chiamati true polar wandering (dove i poli geografici si spostano sulla superficie terrestre), dovuti al passaggio ravvicinato di un pianeta, per cui hanno per default preso le dimensioni di Marte. Tali autori hanno scritto le equazioni relative alla dinamica del processo (solo in termini di forze gravitazionali, quelle mareali giocando il ruolo fondamentale) e sono pervenuti alla conclusione che un passaggio sufficientemente ravvicinato può effettivamente spostare i poli anche di 18 gradi, una conclusione simile a quella di V.
    Inoltre hanno calcolato che tale corpo interagente con la Terra, nel passaggio vicino al Sole, si riscalderebbe così tanto da allontanarsi dal Sole come una gigantesca cometa, circondato da un alone di gas caldissimo di oltre un milione di km di diametro: uno scenario perfettamente velikovskiano.
    Resta tuttavia ancora completamente da provare la possibilità necessaria per il modello di V. di un arrotondamento delle orbite di pianeti quali Venere e Marte nel giro di pochi secoli, equivalenti a qualche centinaio di rivoluzioni.
    Che la cosa non sia possibile è tuttavia anche qui da essere provato. Ci troviamo pertanto di fronte a scenari del tutto aperti ed innovativi circa la ricchezza strutturale e dinamica dei sistemi planetari. Resta quindi molto importante l'idea di V. di fare ricorso al record testimoniale antico per avere informazioni sulla evoluzione del nostro stesso sistema solare.

    V. afferma l'importanza del fattore interazione elettromagnetica nel campo astronomico, in particolare in relazione ai passaggi ravvicinati fra corpi celesti.
    La forza di gravità resta tuttora quella considerata come unico agente nella evoluzione dell'Universo dalla maggior parte dei cosmologi, nonostante le autorevoli idee alternative della scuola del premio Nobel Alfven (citato in vari scritti di V.) sulla importanza delle strutture di plasmi a grande scala. Sono tuttavia emersi molti problemi con l'utilizzo della classica relazione di Newton sulla dipendenza inversa con il quadrato della distanza su scale maggiori di quella dove la relazione fu stabilita in base alle osservazioni di Keplero. Quindi la necessità di introdurre masse oscure o masse mancanti o altre più esotiche strutture, sulle quali sono fiorite centinaia di pubblicazioni, o di ipotizzare una diversa relazione funzionale rispetto alla distanza, o di introdurre nuove forze.

    Quello del ruolo in astronomia delle forze elettromagnetiche fu tema di numerosi colloqui fra V. ed Einstein, descritti nel citato libro di V. sui suoi incontri con Einstein. Sviluppi dell'idea di V. sull'importanza della forze elettromagnetiche sono stati compiuti da studiosi ispirati da V., fra cui Juergens, Thornhill, Ginenthal, De Grazia e Milton. E' un campo ancora off limits la ricerca astrofisica standard, da cui ci si possono attendere notevoli sorprese.

    V. ha predetto l'emissione di onde radio da Giove, che la temperatura di Venere dovesse essere molto elevata (quando si riteneva che fosse di poco superiore a quella della Terra), e che la Terra fosse circondata da un campo magnetico. Queste previsioni furono confermate nel corso di pochi anni e V. ebbe la soddisfazione di vedere riconosciuta la validità della sua predizione, se non nei lavori ufficiali, almeno in una lettera scritta a Science (21 Dicembre 1962) dal noto fisico di Princeton Bargmann e dall'astronomo Motz della Columbia University.
    Va inoltre detto che V. aveva spesso insistito con Einstein perché utilizzasse la sua autorità al fine di fare compiere già nelle primissime missioni con sonde spaziali una ricerca di emissioni radio di Giove e che Einstein poi si scusò in una lettera a V. per non avere dato seguito alla sua richiesta.
    Le immagini dettagliate ottenute negli ultimi anni delle superfici di Marte e di Venere hanno mostrato caratteristiche geologiche del tutto sorprendenti. Venere mostra una superficie che sembra essere stata sottoposta a processi recenti di emissioni magmatiche e liquefazioni, e dove sono praticamente assenti tracce di processi di erosione; Marte mostra una superficie con evidenza di recentissimi fenomeni di alterazione catastrofica e di presenza recente di acqua, anche qui senza le tracce attese dei fenomeni di erosione che avrebbero dovuto smussare la superficie del pianeta nel corso dei miliardi di anni della sua vita secondo il modello standard. Una analisi dettagliata della morfologia di Marte alla luce delle ipotesi di V. è stata presentata in uno studio di Ginenthal apparso negli atti di un convegno organizzato a New York nel 1995 in occasione del centenario della nascita di V.

    AGES IN CHAOS

    Il volume Ages in Chaos uscì nel 1952, primo di una serie di opere a carattere storico, cui seguirono Oedipus and Akhnaton (1960), Peoples of the Sea (1977) e Ramses II and his Time (1977). Ancora non ufficialmente pubblicati ma disponibili nel sito internet creato da Jan Sammer sono i volumi The Assyrian conquest e The dark ages of Greece.

    L'idea fondamentale di V. è che la cronologia ufficiale del primo e secondo millennio avanti Cristo relativa all'Egitto ed alle civiltà che vengono datate per correlazione con la civiltà egiziana (fra cui quella micenea, cananea, ugaritica, cretese) non sia corretta, fatto che spiega la essenziale impossibilità di agganciare gli eventi descritti nella Bibbia con corrispondenti elementi descritti nelle fonti egiziane o correlate con queste.
    Secondo V. l'errore fondamentale in cui è incorsa la cronologia egiziana risale a circa duecento anni fa, agli inizi della egittologia moderna. Allora nel tentativo di agganciare la cronologia relativa ottenibile dagli annali egiziani con una data precisa fu compiuto un errore che ha portato ad allungare di alcuni secoli la storia egiziana. Conseguenza di tale errore è stata l'introduzione dei cosiddetti secoli bui nelle civiltà correlate (ad esempio in Anatolia e nel mondo miceneo), secoli durante i quali non si ha praticamente alcuna evidenza di attività documentata archeologicamente, ma al termine dei quali riprende l'evidenza archeologica, con gli stessi stili presenti all'inizio del periodo buio, come se nel frattempo non ci fosse stata alcuna evoluzione stilistica.

    Il problema della determinazione di una cronologia corretta dei popoli antichi è assai complesso, sebbene sia spesso supposto risolto, adottandosi, salvo variazioni di pochi anni, cronologie essenzialmente fissate nel corso del diciannovesimo secolo. Fu un problema al centro dell'attenzione di Isaac Newton, che scrisse un'opera, da lui considerata il migliore prodotto della sua vita scientifica, The chronology of ancient peoples revisited, risultato della sua vastissima cultura classica e biblistica (aveva letto praticamente l'integrale delle opere della patristica graca e latina), recentemente ristampata ma letta quasi da nessuno (il noto biografo di Newton Westfall ne definisce la lettura la peggiore penitenza che possa concepirsi per una persona).
    E' un problema che a seguito del lavoro di Velikovsky è stato ripreso da un numero significativo di studiosi, specie in ambito anglosassone (Rohl, James, Bimson, Murphie) e che nei lavori dei tedeschi Heinsohn ed Illig e soprattutto del matematico e statistico siberiano accademico Fomenko, pubblicato recentemente in due tomi della Kluwer, ha portato l'approccio di Velikovsky, in cui sono tagliati repliche di regni e periodi bui, a conseguenze ancora più radicali (eccessive, a parere di chi scrive).

    Il volume Ages in Chaos può essere visto come il libro parallelo a Worlds in Collision, dedicato alla cronologia ed alle correlazioni storiche, laddove il primo era dedicato all'analisi dei fenomeni fisici ed a un loro tentativo di spiegazione.

    V. individua il periodo dell'Esodo, e quindi l'epoca di Mosè, al termine del medio Regno Egiziano, quando l'Egitto viene invaso da una popolazione di popoli pastori, chiamati Hyksos da Manetone, Amu dalle fonti egiziane dell'epoca, Amalek nell'Esodo, proveniente da est, che occupò l'Egitto, devastandolo, distruggendo città, centri religiosi e gran parte della popolazione.
    La data specifica proposta da V. è il 1447 BC ed il faraone dell'Esodo, il Tutimaeus o Timaios di Manetone, è l'altrimenti oscuro Dudimose, il cui nome compare nella lista dei faraoni preservata nel Museo Egizio di Torino (parte della quale fu disgraziatamente distrutta nel trasporto dalla Savoia a Torino). In questo scenario Mosè, portando il suo popolo fuori dall'Egitto, lo salva quindi non tanto dalla oppressione degli Egizi quanto da un ben più probabile annichilamento da parte degli Hyksos.
    Chi scrive ha proposto per il termine Hyksos il significato preciso di popolo dei cavalli e ne ha identificato l'origine nella regione turanica del fiume Amu Darya, da cui gli Amu sarebbero partiti nel corso di un processo mondiale di migrazioni indotte dall'evento catastrofico associato all'Esodo. Chi scrive ha inoltre suggerito che la moglie che Mosè prese nella terra di Kush, usualmente intesa come Etiopia, provenisse in realtà dalla attuale regione dell'Hindukush/Badakshan, unica regione dove venivano prodotti i preziosi lapislazzuli, e che Mosè fosse stato informato dell'arrivo degli Amu dalla famiglia della moglie, il che gli avrebbe suggerito l'urgenza del lasciare l'Egitto e la necessità di allontanarsi per una strada nel deserto, lungi dalla via che gli Amu avrebbero seguito.

    La datazione e la collocazione nell'ambito delle dinastie egiziane di V. - ora accettata anche con ulteriori argomenti da Rohl, James, Bimson, Clube - era in contrasto con quelle tradizionali, che ponevano l'arrivo degli Hyksos a circa 350 anni prima e la partenza degli Ebrei - fatto addirittura dubitato da alcuni - nel corso del Nuovo Regno, spesso all'epoca di Ramses II.
    Il fatto che le fonti egiziane non ne parlassero era considerato come prova di una certa inattendibilità storica della Bibbia o almeno di una tendenza della Bibbia ad amplificare l'importanza degli eventi relativi al popolo ebraico. La ricollocazione operata da V. ridefinisce completamente il quadro storico con importanti conseguenze sulla storia successiva, essenzialmente sino all'arrivo di Alessandro Magno, a partire dal quale si hanno le precise fonti annalistiche della storiografia classica.

    Qui diamo solo alcune delle affermazioni di V.:

    -Gli Amu/Hyksos controllarono il territorio da loro conquistato dalla città di Avaris, identificata da V. nella prossimità di El Arish, nella attuale striscia di Gaza (territorio dove insediamenti ellenistici od egizi sono ora seppelliti anche da una ventina di metri di sabbia, un problema per ogni ricerca archeologica)

    -Gli Amu/Hyksos furono cacciati da una coalizione di Egizi che si erano ritirati nel sud dell'Egitto e di Ebrei guidati da Saul, verso il 1000 BC

    -La regina di Saba è il grande faraone donna Hatshpsut

    -Il faraone che invade il territorio che era stato il grande regno di Salomone è Tutmosi III

    -Amenofi III e Amenofi IV (Akhenaton) sono vissuti nel nono secolo BC, quindi dopo Salomone (e quindi eliminando ogni possibilità di interpretare Akhenaton come l'ispiratore del monoteismo di Mosè).
    L'archivio delle loro lettere, da attribuire al periodo 870-840 BC, comprende lettere inviate ai sovrani ebrei dei regni di Samaria (capitale del territorio delle 10 tribù di Israele) e di Gerusalemme (capitale del territorio delle tribù di Giuda e di Beniamino).

    In tre recenti monografie lo storico libanese Kamal Salibi, professore alla American University di Beirut e direttore del Centro Studi fra le Fedi di Amman, ha sostenuto che la terra del latte e del miele dove Abramo si stabilì (in una epoca che nell'ambito della cronologia di V. può essere identificata con il 1850 BC circa, tempo anche del faraone Sesostri I Il Grande), sia l'attuale regione dell'Arabia sud-occidentale chiamata Asir. A parere di chi scrive l'approccio di Salibi può perfettamente accordarsi con quello di V. portando addirittura a rafforzarne le conclusioni.


    Fonte: itis.volta.alessandria.it
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