Dante...templare "Fedele d'Amore"
di Vittorio Vanni
Nel Paradiso ci avviciniamo sempre più alla luce. Il primo canto, secondo l'uso classico, invoca l'ispirazione lirica. Ma quale era la luce a cui aspirava Dante? E quali erano le sue radici?
Plotino chiamò il principio dell'armonia naturale “Intelligenza”, (il nous), mettendo sopra di esso l'Uno Assoluto, sotto di esso la psiche. Al culmine della vita spirituale Plotino vede l'estasi. Nel grande vuoto dell'anima che si priva di ogni pensare, desiderare, aspirare, si compie l'ingresso della grande quiete, della pienezza della felicità. Questa illuminazione è prodotta, per Plotino, da Eros. L'eros è l'aspirazione al mondo superiore, al superamento del condizionamento materiale.
Dante dice “Al cor gentile ripara sempre Amore”. Il neoplatonismo agisce nel pensiero cristiano attraverso Riccardo di San Vittore, Agostino, Boezio e Scoto Eriugena.
Rientra poi in Occidente attraverso i contatti con l'Islam. Gli ultimi filosofi della scuola neoplatonica di Atene, chiusa da Giustiniano, emigrarono in Persia e lì i loro successori vennero in contatto con l'Islam, dando origine alla sua corrente mistica, il sufismo.
La venerazione araba per l'Intellectus Activus plotiniano trovò poi la via per l'Europa attraverso la corte imperiale di Federico II a Palermo, la Spagna ed i Cavalieri Templari. Qui converge l'esaltazione dell'Eros plotiniano, della venerazione dell'Amore.
Amore che non nasce dalla sola vista, ma dal vedere e ripensare costante. Questo travaglio intellettuale del ripensare costante è sottolineato in modo continuativo dai Fedeli d'Amore.
Nel Templarismo spirituale questa abitudine alla riflessione profonda diventa caratteristica essenziale, soltanto nel suo ambito può formarsi quella elite spirituale a cui si aspirava come germe del rinnovamento di chiesa ed impero.
I Templari, acerrimi nemici della Ecclesia Carnalis, scaturita dalla donazione costantiniana, si consideravano come silenziosi portatori di questo germe della nuova chiesa, in piena concordia con le tesi di Dante.
Una catena iniziatica ininterrotta passa da Ermete Trismegisto per Pitagora, Platone, Seneca, Plotino e Giamblico fino ai Fedeli d'Amore ed ai poeti ghibellini siciliani, ed attraverso i Templari fino all'Accademia Platonica di Firenze.
Anche se Plotino ricusava la gnosi, i fondamenti del loro pensiero e delle loro aspirazioni filosofiche ultime erano simili e si fusero, irradiandosi nella morente religione greco-romana come nei tre monoteismi di or...
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