1. Viaggio alchemico nei Regni dell'Anima

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    Dante
    Esoterismo
    Misteri
    Templari
    By *ROS* il 4 Mar. 2010
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    La Divina Commedia e la Grande Opera

    di Maria Grazia Lopardi

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    Concepito come il percorso iniziatico di uomo alla ricerca delle sue origini e dunque sulla Via del ritorno, quello della Divina Commedia è un linguaggio simbolico che cela segreti universali che riecheggiano ancora nei versi del Sommo Poeta.

    La Divina Commedia è un testo iniziatico-alchemico? Possiamo ravvisarvi il mezzo attraverso cui Dante, il Sommo Poeta, volle codificare le sue conoscenze e la sua sapienza come altri prima di lui fecero?

    “O Voi che avete gl’intelletti sani
    mirate la dottrina che s’asconde
    sotto il velame delli versi strani”


    Così si rivolge Dante al suo uditorio privilegiato capace di comprendere un insegnamento che si nasconde sotto il velo dei suoi versi, una dottrina che non è per tutti, ma solo per gli iniziati, per coloro che, appunto, hanno “gli intelletti sani”.

    Una medaglia conservata a Vienna recante l’immagine di Dante e la scritta F.S.K.I.P.F.T. è stata interpretata come “Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius” e vista come la verifica storica dell’appartenenza del poeta all’ordine dei Fedeli d’Amore, o Fede Santa, associato a quello dei Templari, ma la sua opera parla da sola e indica il cammino della trasmutazione dell’essere umano che la Divina Commedia illustra.

    Dante compie il suo viaggio durante la settimana santa, all’equinozio di primavera, quando gli antichi misteri celebravano una morte e una rinascita, nella natura che esce dal gelo e nell’uomo- Dio vincente sulla cristallizzazione della materia: il candidato ai misteri, colui che ha acquisito consapevolezza di trovarsi in una dimensione pesante e innaturale per il figlio della luce, in una selva oscura e di aver smarrito la retta via, viene spinto a volgere gli occhi in alto, verso la montagna, simbolo del percorso iniziatico, dalla quale verrà l’aiuto.

    Tre bestie tuttavia gli sbarrano la strada allorché si accinge ad affrontare la dura salita: esse rappresentano la natura bestiale dell’uomo da purificare e trasmutare in un cambiamento radicale di coscienza, in cui si sostanzia la morte iniziatica con l’abbandono dell’immedesimazione nelle energie dell’ego. Prima di salire, Dante inizia un percorso che lo conduce verso il basso, negli inferi interiori, nelle regioni oscure dell’inconscio dove c’è il ribollente magma del rifiuto, l’ombra in cui energie maligne e distorte si agitano richiamando la sua attenzione.

    Il messaggio è noto alla tradizione: anche Enea nel VI canto dell’Eneide e Maometto in un ...

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    Last Post by *ROS* il 4 Mar. 2010
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  2. Il Dante..templare

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    Dante
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    By *ROS* il 1 Mar. 2010
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    Dante...templare "Fedele d'Amore"

    di Vittorio Vanni

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    Nel Paradiso ci avviciniamo sempre più alla luce. Il primo canto, secondo l'uso classico, invoca l'ispirazione lirica. Ma quale era la luce a cui aspirava Dante? E quali erano le sue radici?

    Plotino chiamò il principio dell'armonia naturale “Intelligenza”, (il nous), mettendo sopra di esso l'Uno Assoluto, sotto di esso la psiche. Al culmine della vita spirituale Plotino vede l'estasi. Nel grande vuoto dell'anima che si priva di ogni pensare, desiderare, aspirare, si compie l'ingresso della grande quiete, della pienezza della felicità. Questa illuminazione è prodotta, per Plotino, da Eros. L'eros è l'aspirazione al mondo superiore, al superamento del condizionamento materiale.

    Dante dice “Al cor gentile ripara sempre Amore”. Il neoplatonismo agisce nel pensiero cristiano attraverso Riccardo di San Vittore, Agostino, Boezio e Scoto Eriugena.

    Rientra poi in Occidente attraverso i contatti con l'Islam. Gli ultimi filosofi della scuola neoplatonica di Atene, chiusa da Giustiniano, emigrarono in Persia e lì i loro successori vennero in contatto con l'Islam, dando origine alla sua corrente mistica, il sufismo.

    La venerazione araba per l'Intellectus Activus plotiniano trovò poi la via per l'Europa attraverso la corte imperiale di Federico II a Palermo, la Spagna ed i Cavalieri Templari. Qui converge l'esaltazione dell'Eros plotiniano, della venerazione dell'Amore.

    Amore che non nasce dalla sola vista, ma dal vedere e ripensare costante. Questo travaglio intellettuale del ripensare costante è sottolineato in modo continuativo dai Fedeli d'Amore.

    Nel Templarismo spirituale questa abitudine alla riflessione profonda diventa caratteristica essenziale, soltanto nel suo ambito può formarsi quella elite spirituale a cui si aspirava come germe del rinnovamento di chiesa ed impero.

    I Templari, acerrimi nemici della Ecclesia Carnalis, scaturita dalla donazione costantiniana, si consideravano come silenziosi portatori di questo germe della nuova chiesa, in piena concordia con le tesi di Dante.

    Una catena iniziatica ininterrotta passa da Ermete Trismegisto per Pitagora, Platone, Seneca, Plotino e Giamblico fino ai Fedeli d'Amore ed ai poeti ghibellini siciliani, ed attraverso i Templari fino all'Accademia Platonica di Firenze.

    Anche se Plotino ricusava la gnosi, i fondamenti del loro pensiero e delle loro aspirazioni filosofiche ultime erano simili e si fusero, irradiandosi nella morente religione greco-romana come nei tre monoteismi di or...

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    Last Post by *ROS* il 1 Mar. 2010
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  3. Dante e Mohyiddin...viaggi paralleli

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    Dante e i viaggi extra-terrestri

    in differenti tradizioni


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    Uno dei problemi che ha sempre interessato e in qualche misura preoccupato i commentatori di Dante è quello delle fonti cui collegare la sua concezione del viaggio extra-terrestre, dalla discesa fin nel cuore della terra alla conquista suprema della visione beatifica di Dio nell’Empireo, attraverso la faticosa scalata del monte Purgatorio.

    Il viaggio che Dante, con chiaro riferimento alla simbologia cristiana, fa iniziare il Lunedì Santo del 1300 - anno di Giubileo - per concluderlo la Domenica di Pasqua con l’apoteosi della luce e della resurrezione dello spirito, è un chiaro esempio dell’”Itinerarium mentis in Deum”, tanto caro alla mistica medievale.
    Simbologia e allegoria sono dunque le componenti fondamentali di un poema che traduce in termini “cristiani” il significato iniziatico della “Grande Opera” ermetica, e che racchiude tali tesori di esoterismo, di sapere enciclopedico e di dottrina - nel significato più vasto e profondo del termine - da rendere quasi inaccettabile l’idea che esso sia frutto del genio di un solo uomo, un “Fedele d’Amore” vissuto per soli 56 anni in uno dei momenti più critici e drammatici della storia d’Italia.

    Dante conobbe bene, com’è naturale, la letteratura “visionaria” del Medioevo. Opere di carattere moralistico-didattico-edificatorio che parlavano di viaggi extra-terrestri compiuti per lo più in sogno - quali il “De consolatione philosophiae” di Boezio, il “Roman de la Rose” assai famoso nel XIII secolo, il “Tesoretto” di Brunetto Latini o il “Libro delle tre scritture” di Bonvesin de la Riva - costituivano senz’altro per lui dei modelli letterari vicini e immediati, dei quali in qualche caso egli non mancò di riconoscere l’importanza: mi riferisco soprattutto a Brunetto Latini, per la cui sapienza e umanità Dante nutrì una profonda ammirazione. Ma la ricerca più autentica delle fonti di ispirazione del suo “sacrato poema” va riferita a modelli sapienzali più antichi, già consacrati da una tradizione esoterica di indubbia validità.

    Vediamone alcuni.

    E’ fuor dubbio che, se Dante sceglie Virgilio come guida delle prime due parti del suo viaggio, ciò è dovuto non soltanto ad un omaggio che la nuova letteratura volgare rende alla latinità classica, né solo all’ammirazione incondizionata che Dante nutrì per il grande poeta latino, “figura impleta” del saggio antico, ma anche (e direi soprattutto) al ricordo vivo del sesto canto dell’Eneide virgiliana, dedicato al viaggio di Enea nell’Oltretomba, dove l’eroe troiano apprenderà dall’ombra del padre Anchise la missione assegnatagli dal Fato, quella di fondare l’impero di Roma.
    La discesa di Enea agli Inferi, lungi dall’esaurirsi in una semplice finzione poe...

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    Last Post by *ROS* il 27 Feb. 2010
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  4. Oltre il "velo"...

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    Dante
    Esoterismo
    Misteri
    Templari
    By *ROS* il 24 Feb. 2010
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    L'ESOTERISMO DI DANTE

    di Francesco Lamendola

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    Esoterico (1) era l'insegnamento impartito ai discepoli di alcune scuole filosofiche (segnatamente, il Pitagorismo): si trattava di un sapere intimo e segreto che, per tale sua natura, non doveva essere reso pubblico [...]

    La filosofia antica, come ha esemplarmente chiarito Aristotele nell'"Etica Nicomachea", non mirava a una semplice "saggezza" (phrónesis"), relativa alle cose mutevoli e contingenti, ma a una suprema "sapienza" ("sophía"), contemplazione delle cose eterne e, quindi, capace di rendere quasi divini coloro che la raggiungevano. Di conseguenza, non tutti possono accedere ai livelli superiori del sapere, perché non tutti potrebbero comprenderli a fondo e quindi farne un buon uso. Non da egoistico esclusivismo ma da autentica preoccupazione pedagogica e sociale deriva allora l'opportunità di trasmettere solo a discepoli scelti, e con estrema prudenza, il sapere ultimo del maestro. Da ciò la diffidenza nei confronti della parola scritta, del libro, che appunto non distingue fra coloro che hanno i requisiti per accedere alle verità superiori e coloro che non li possiedono.
    Il maestro, pertanto, per dirla con Omero (2), non deve "buttare le proprie parole"; esse devono cadere solo entro orecchi di persone capaci di assumersi le proprie responsabilità che il vero comporta.

    Platone, ad esempio, nella VII lettera (generalmente considerata autentica), così si esprime:
    "Ogni uomo serio deve con grande cura evitare di dare mai in pasto le cose serie, scrivendo su di esse, all'invidia e all'incapacità di capire degli uomini." E ancora: "Questo ho da dire su tutti quelli che hanno scritto o scriveranno, quanti sostengono di conoscere l'oggetto delle mie indagini, sia per averlo ascoltato da me sia da altri, sia per averlo scoperto da se stessi: non è possibile, a mio parere, che costoro abbiano capito niente dell'argomento. Certamente non esiste un mio scritto sul tema né mai esisterà. Infatti non può essere enunciato in nessun modo come gli altri insegnamenti; ma in seguito a una lunga frequentazione del suo oggetto, e dal conviverci, all'improvviso, come una luce che si accende da una scintilla di fuoco, compare nell'anima e si nutre ormai da se stesso. E so almeno che qu...

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    Last Post by *ROS* il 24 Feb. 2010
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  5. Piani dimensionali

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    IL PIANO ASTRALE

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    LA DIMENSIONE DI LUCE

    La cosiddetta Dimensione Astrale costituisce, a differenza di quanto si crede, una vera e propria dimensione parallela a quella fisica, ma altrettanto vera e reale. Essa non è frutto dell'immaginazione, di un "sogno ad occhi aperti" o di una fantasia, ma un concreto stato alternativo soggettivo-oggettivo dell'essere con proprietà del tutto analoghe, anche se differenti, a quelle della dimensione fisica. La luce astrale, o Akasha, vibra molto più intensamente dei corrispondenti fotoni, e possiede un coefficiente plastico maggiore. Inoltre, la densità delle molecole di quella che può venire considerata la "materia" del Piano Astrale, è costante e perciò non vi è, per esempio, una distinzione tanto netta come sul piano fisico, tra i diversi stati di aggregazione. I gas, i fluidi ed i solidi, nella Dimensione di Luce, hanno quindi pari densità e forza di coesione, o meglio, si comportano come se così effettivamente fosse. Non sono stati condotti sufficienti studi scientifici per stabilire quale sia la qualità che permette una simile distinzione fra i differenti stati della materia astrale, ma alla luce dell'esperienza, è estremamente facile, ad esempio, passare attraverso un muro astrale col proprio corpo, o deviare un flusso d'acqua dal suo naturale corso.

    L'ENERGIA UNIVERSALE

    Nell'Akasha vibrano molte e innumerevoli energie caratteristiche, le quali hanno uguale comportamento rispetto alla cosiddetta Luce Astrale: esse possono venire plasmate ed indirizzate dalla volontà ed influenzano conseguentemente gli oggetti presenti sul piano. Vi sono due differenti, e secondo noi altrettanto valide (nel senso che probabilmente la realtà è nel mezzo), teorie circa l'origine di queste energie: la prima, quella tradizionale e più antica, riferisce che tali forze sono prodotte dal riflesso astrale che nasce dai campi energetici dei corpi celesti e dalla loro interdipendenza; la seconda, più moderna ed estremamente più fantasiosa, vuole che esista un universo parallelo, di antimateria, popolato da forze analoghe ma di segno opposto. Quando si parla di Pianeti, Intelligenze, Segni, e così via, s’intendono peculiari vibrazioni energetiche che, sul Piano Astrale, appaiono totalmente oggettive. In effetti, tali forme hanno vita propria, proprio carattere...

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    Last Post by *ROS* il 21 Feb. 2010
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  6. Le citta' di cristallo...

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    Gli Angeli: pensieri di Emanuel Swedenborg

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    Racconta Emanuel Swedenborg sugli angeli:

    « Ho visto mille volte che gli angeli hanno forma umana e mi sono intrattenuto con loro come l'uomo si intrattiene con l'uomo, a volte con uno solo, a volte con più di uno, e non ho visto nulla in loro che differisse dall'uomo in quanto alla forma. Affinché non si potesse dire che si trattava di illusione, mi è stato concesso di vederli in pieno stato di veglia, mentre ero padrone di tutti i miei sensi ed in uno stato di limpida percezione. »

    « Spesso ho loro raccontato che nel nostro mondo gli uomini sono immersi nella più grande ignoranza per quello che riguarda gli angeli, che immaginano senza forma, come se fossero dei soffi eterei. Di conseguenza non attribuendo loro nulla di ciò che ha l'uomo, eccetto la facoltà di pensare, credono che essi non vedano non avendo occhi, che non sentano non avendo orecchie, che non parlino non avendo bocca.
    Gli angeli mi dissero che sapevano bene che un gran numero di uomini sulla Terra aveva quest'opinione, soprattutto gli eruditi, cosa che li sorprendeva. Ma ne spiegarono tuttavia la ragione. Gli eruditi furono i primi a formulare una tale idea sugli angeli. Essi, così facendo, non erano guidati dalla "luce interiore", bensì solo dai sensi esteriori che consentono di capire le cose che sono di natura visibile, ma non quelle che sono di natura invisibile. »

    « Costoro hanno estinto con l'erudizione l'intuizione che viene "dal cielo" e non concepiscono nulla che non sia per loro concretamente visibile. »

    « Gli angeli mi hanno detto che al contrario i semplici di cuore non hanno tale idea e sanno che gli angeli sono uomini del Cielo. Essi, i non eruditi, li possono vedere, perché il cielo è in loro. Tutto dipende dallo stato della nostra interiorità. » « Le distanze che noi percorriamo sono le distanze del mondo naturale e visibile. In ognuno di noi vi è una dimensione, dove non esistono più né le distanze né la misura del tempo. »

    « L'uomo non può vedere gli angeli con gli occhi del suo corpo materiale, in quanto il simile vede il suo simile in base alla legge della similitudine. Del resto l'occhio, l'organo della vista, è così grossolano che non riesce a vedere neppure le piccole componenti della natura senza l'aiuto di strumenti ottici. »

    « E' vero che in alcuni casi gli angeli sono stati visti dagli uomini così come un uomo vede un altro uomo, perché in particolari circostanze essi possono assumere la forma dell'uomo naturale, materiale. »

    « Poiché gli angeli sono uomini del cielo e vivono tra l...

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    Last Post by *ROS* il 18 Feb. 2010
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  7. Il mistero del tempo...(1^ Parte)

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    PADRE PELLEGRINO ERNETTI E IL CRONOVISORE
    MACCHINA PER REGISTRARE LE IMMAGINI DEL PASSATO


    di Francesco Lamendola

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    Premessa

    Quella di padre Pellegrino Ernetti è stata - se lo è stata: tale è il mistero che regna intorno ad essa - la più sconvolgente scoperta scientifica di tutti i tempi: una "macchina", denominata "cronovisore", mediante la quale sarebbe possibile visualizzare e ascoltare scene del passato, come se si svolgessero davanti ai nostri occhi.

    Nemmeno gli scrittori di fantascienza avevano osato spingersi tanto in là.
    Herbert George Wells, nel suo "La macchina del tempo", aveva avuto semplicemente l'idea - molto più convenzionale - di costruire una macchina mediante la quale muoversi liberamente nella dimensione del-nel tempo, trasportando uomini del presente sia nel passato, sia nel futuro. E l'altro padre nobile di questo genere letterario, Jules Verne, nel suo romanzo "Il castello dei Carpazi", immaginò un dispositivo capace di ridare una parvenza di vita, ma puramente illusoria (una specie di ologramma, diremmo oggi), alla donna amata dal protagonista, che non sa rassegnarsi alla morte di lei.

    La macchina ideata e, forse, realizzata da Padre Ernetti, invece, sarebbe in grado di restituirci scene di vita passata come se si svolgessero di nuovo davanti a noi, fin nei minimi particolari. Essa nasce da una intuizione profonda, ma relativamente semplice: tutto ciò che esiste sul piano fisico, emette energia; questa energia è indistruttibile; dunque, tutte le cose e le persone, tutti i gesti e le parole, tutte le situazioni, i luoghi e le vicende del passato, non sono scomparsi nel nulla, ma continuano ad esistere allo stato latente.
    I nostri sensi ordinari non li possono cogliere; tuttavia, così come esistono animali dotati di sensi più sviluppati dei nostri, e così come esistono individui eccezionali, capaci di vedere a distanza e di "leggere" nel futuro, è possibile immaginare un dispositivo capace di registrare queste onde di energia e di riprodurle a piacere, proprio come un grammofono o un registratore riproducono i suoni, senza alcuna possibilità di errore.
    Questa teoria, della quale abbiamo altrove più volte accennato, è legata a quella che ipotizza l'esistenza di una sorta di enorme "deposito" di tutto ciò che esiste - immagini, suoni, pensieri - le cosiddette "cronache dell'Akasha", nel quale o...

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    Last Post by *ROS* il 11 Feb. 2010
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  8. Il mistero del tempo...(2^ Parte)

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    PADRE PELLEGRINO ERNETTI E IL CRONOVISORE
    MACCHINA PER REGISTRARE LE IMMAGINI DEL PASSATO


    di Francesco Lamendola

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    Ma chi era Padre Ernetti, l'ideatore del "cronovisore"?

    Pellegrino Alfredo Maria Ernetti nasce a Rocca Santo Stefano, in provincia di Roma, nel 1925, e muore nell'isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, nel 1994.
    Uomo di vasta cultura e di mente estremamente aperta, è stato monaco benedettino presso il convento di san Giorgio Maggiore e ha insegnato musica polifonica (ossia la musica sacra anteriore alle notazioni) nell'Istituto omonimo, l'unico al mondo - fino a qualche ano fa - nel suo particolare genere.
    Oltre che musicologo, egli è stato anche filosofo ed esorcista, nonché - ciò che a noi, qui, maggiormente interessa - inventore geniale, pur essendo di carattere estremamente riservato e modesto. Fra le altre cose, è stato collaboratore di Padre Agostino Gemelli preso il Laboratorio di Fisica dell'Università Cattolica del sacro Cuore, a Milano.
    E proprio nel corso di alcuni esperimenti condotti con lui, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, Padre Ernetti avrebbe avuto la prima intuizione del suo "cronovisore", allorché gli accadde di essere testimone di un fatto estremamente singolare: sul nastro di un registratore era rimasta impressa la voce del defunto genitore di Padre Gemelli, in risposta ad una invocazione inconsapevole da parte di suo figlio.
    Poco o nulla sappiamo delle tappe che lo hanno condotto a realizzare, in collaborazione - si dice - con Enrico Fermi e Werner von Braun, alla costruzione del "cronovisore".
    Sembra che i lavori si siano svolti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento; di certo, solo a partire dai primi anni '70 la notizia ha cominciato a trapelare sui media, attirando - come è comprensibile - la curiosità di un pubblico molto vasto.
    In una rarissima intervista alla stampa, Padre Ernetti raccontò di aver potuto assistere, grazie all'apparecchio realizzato dalla sua équipe, alla rappresentazione della tragedia "Tieste" del poeta latino Ennio, andata perduta; e di averne annotato il testo. Ma l'applicazione più stupefacente del "cronovisore" sarebbe stata quella che gli avrebbe permesso di assistere alla passione e morte di Gesù Cristo sulla croce, a Gerusalemme.

    Nel 2002 è apparso un libro del teologo François Brune, intitolato "Cr...

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    Last Post by *ROS* il 11 Feb. 2010
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  9. Verso il 2012: si moltiplicano fenomeni misteriosi e inspiegabili...

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    ISPICA SICILIA 18 SETTEMBRE 1994
    FESTA DELL'ADDOLORATA - UN EVENTO STRAORDINARIO-
    LA MADONNA MUOVE GLI OCCHI



    Riportiamo l'articolo comparso nel quotidiano “La Sicilia” di venerdì 23 settembre 1994 a firma di Gianni Bonina.

    ... La sera di domenica 18 settembre Domenico Di Martino un giovane di Ispica di 24 anni portatore di handicap, devoto di S. Maria Maggiore, porta in chiesa la sua telecamera nuova per filmare la processione dell'Addolorata. Ma questa non può aver luogo perché imperversa un nubifragio. Il Parroco Paolo Mansueto allestisce allora la processione lungo la navata centrale. Con mano mossa, come può averla un principiante che prova a prendere dimestichezza con il nuovo mezzo, Domenico manovra la telecamera e si accorge, zummando, che la statua chiude i suoi grandi occhi e poi li riapre. Si stropiccia lui stesso gli occhi credendo a un'illusione ottica, riprova e rivede lo stesso fenomeno. Non sa che poco prima una decina di parrocchiane hanno richiamato l'attenzione di Don Mansueto per fargli notare che la Madonna aveva chiuso gli occhi. Il parroco non ha dato loro ascolto, invitandole a proseguire la liturgia.
    Poi Domenico dice al parroco che nella telecamera si vede tutto. E Don Mansueto verifica così che le palpebre della statua si sono veramente abbassate e rialzate. Don Mansueto consegna la stessa sera il filmato a un fotografo ed ha conferma che non è stato manipolato. I fedeli si sentono allora autorizzati a gridare al prodigio e si ricordano... che proprio la sera della domenica precedente alcuni parrocchiani avevano notato come l'aspetto della Madonna avesse qualcosa di insolito.
    Dice ora P. Mansueto: “ Era il giorno della festa dell'Addolorata, ripristinata solo da pochi anni [per volontà dello stesso parroco e dell'associazione dell'Addolorata] a Ispica. Ciò può aver suggestionato i miei parrocchiani che tanto l'hanno voluta. Ma anch'io mi sono accorto che la Madonna aveva un'espressione, come posso dire, umanizzata.”
    In seguito tecnici fotografici e televisivi esperti venuti da Roma hanno attentamente esaminato il filmato e non hanno potuto dare una valida spiegazione tecnica del fenomeno.
    Secondo noi l'evento, pur con la dovuta tradizionale prudenza delle autorità ecclesiastiche, secondo l'ammonimento dell'Apostolo Paolo, che dice di non disprezzare le profezie ma di esaminarle ed accogliere quello che è vero e buono, può ben essere visto come “segno” della presenza della Madre di Dio, del suo compiacimento per la devozione verso di Lei dei fedeli e del suo desiderio di attirare tutti...

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    Last Post by *ROS* il 6 Feb. 2010
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  10. L'occhio del satellite

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    Crop circles
    Misteri
    By Police il 8 July 2009
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    Luoghi misteriosi e segreti di Google Earth




    Fonte: postato il 22/3/08 da profondoceano su youtube
    Last Post by Police il 8 July 2009
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