Replying to L’anello di eliotropia

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  1. Posted 4/12/2014, 19:40
    Un vento impetuoso sferzava il piccolo villaggio inglese di Willisham: le tegole volavano dai tetti, i rami spezzati cadevano a terra. Un brivido percorse un’antica quercia che, colpita da una raffica rabbiosa, cadde al suolo, sradicata.
    Gli abitanti del villaggio, accorsi per assicurarsi non vi fossero feriti, rimasero inorriditi di fronte allo spettacolo: dalle radici contorte affioravano resti umani.
    Venne chiamato l’unico poliziotto della piccola comunità dell’East Anglia, l’agente Klug, il quale ordinò che il corpo venisse esumato da quell’insolita tomba. Al dito di una mano smembrata brillava un anello. Agendo d’impulso, l’agente, d’aspetto lugubre, consegnò il misero resto a Ellen Grey, sorella di una ragazza scomparsa misteriosamente diciotto anni prima, nel 1873. Ellen, alla vista della mano, lanciò un grido e strinse al petto la sinistra reliquia.
    “È la mano di Mary”, disse tra i singhiozzi. “L’anello di eliotropia è stato il mio regalo di nozze. Era nata in marzo e questa era la sua pietra.”
    Klug comprese tutto. Anche se il caso era avvenuto molto tempo prima del suo arrivo, per la sua notorietà era divenuto oggetto di una ballata popolare.
    Al compimento del diciottesimo anno d’età, Mary Grey aveva sposato Basil Osborne ma, prima di compiere il gran passo, aveva inviato una lettera a John Bodneys, l’ex fidanzato, per chiedergli perdono.
    Un’ora prima che lo sposo venisse a prenderla per condurla in viaggio di nozze, Mary confidò alla sorella di voler restare sola qualche momento nella stanza che avevano per tanto tempo condiviso. Quando Osborne arrivò con la carrozza, non era ancora scesa. Insospettiti e preoccupati, forzarono la porta chiusa a chiave, ma della sposa non v’era alcuna traccia.
    La finestra della stanza dava su un terrazzo da cui, per una scalinata, si scendeva in un giardino chiuso. Ma anche il giardino era vuoto.
    Lo sposo derelitto morì un mese dopo. Di crepacuore, si disse nel villaggio.
    Trascorsi diciotto anni, il villaggio veniva a sapere cosa ne era stato di Mary: lo scheletro aveva il collo spezzato! Ellen si rifiutò di consegnare la mano della sorella. Le era stata restituita per uno scopo ben preciso, spiegò. E lo scopo andava raggiunto.
    Alla sua morte lasciò nel testamento una bizzarra disposizione. La casa andava in eredità alla governante, Maggie Williams, ma la mano doveva far mostra di sé in un locale pubblico “per poter un giorno svelare l’omicida”.
    Maggie aprì quello che in breve diventò il pub più elegante di Willisham e riservò alla mano un posto d’onore su una parete. Racchiusa in una teca di vetro, adagiata sul velluto nero, la mano con l’anello attirava l’attenzione di tutti.
    Scemata l’iniziale sorpresa, l’omicidio di Mary era comunque argomento di conversazione fra gli avventori. Una burrascosa sera di marzo del 1895 un forestiero se ne stava seduto ad ascoltare la conversazione.
    “Deve essere stato in una notte come questa che il vento ha sradicato quella vecchia quercia”, disse l’oste.
    Lo straniero, un uomo taciturno, dal viso devastato, alzò gli occhi dal bicchiere.
    “Non capisco. Quale quercia?” chiese.
    “Dia un’occhiata alla teca sul muro, poi le racconterò tutta la storia”, rispose l’oste.
    Un attimo più tardi lo straniero lanciò un urlo. Aveva il corpo completamente piegato contro la parete e dalle sua mani colava sangue. Un vecchio presente nel pub riconobbe in lui il precedente fidanzato di Mary misteriosamente scomparso, John Bodneys.
    All’arrivo dell’agente Klug, l’uomo, coperto di sangue, confessò l’assassinio di Mary Grey. Folle di gelosia, aveva trovato la sposa sola nella sua stanza. Soffocandone le grida, era riuscito a portarla via di casa.
    Bodneys insisteva nel dire che non era nelle sue intenzioni ucciderla ma, quando giunsero sotto quella grande quercia, lei si dibatteva così violentemente, che le aveva involontariamente spezzato il collo.
    La seppellì in una fossa poco profonda scavata ai piedi della quercia e decise di abbandonare definitivamente Willisham. Ma da allora non ebbe un solo istante di pace, ed era inevitabile che ritornasse.
    Rinchiuso nella prigione locale in attesa del processo, morì di una “malattia sconosciuta”, prima che si potesse celebrare il processo. Le autorità smentirono la diceria popolare secondo cui le mani di un omicida posto di fronte alla prova del misfatto talvolta sanguinano. Ma gli abitanti del villaggio sapevano bene quel che avevano visto.
    La mano di Mary Grey fu seppellita con il resto del corpo. La camicia di John Bodneys, imbrattata del sangue colato dalle sue mani il giorno in cui si era trovato faccia a faccia con la sua colpa, fu bruciata in una cerimonia rituale.

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