Replying to La sfera astrale del Tempo

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  1. Posted 30/9/2012, 14:04


    “Sulle tracce di Ettore Majorana
    e del cronovisore di Padre Ernetti”

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    Padre Ernetti è un umile e schivo monaco benedettino morto nel 1994, che però balza improvvisamente agli albori della cronaca grazie a due interviste rilasciate a dei quotidiani di tiratura nazionale. La prima, sul numero 18 di “La Domenica del Corriere” del 2 Maggio 1972 e l'altra sul numero 17 del “Giornale dei misteri” sempre nel 1972.
    In tali interviste Padre Pellegrino Ernetti, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto nel monastero dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, annuncia al mondo di avere realizzato una macchina che era capace di guardare indietro nel tempo, e che fu battezzata successivamente col nome di “CRONOVISORE”. A suo dire è stata da lui progettata agli inizi degli anni cinquanta, unitamente a 12 scienziati, tra cui cita Enrico Fermi ed un suo noto discepolo (di cui non dice volutamente il nome), lo scienziato tedesco Wernher Von Braun (già inventore delle V2 e direttore della NASA), un Premio Nobel giapponese e uno scienziato portoghese di nome De Matos ( anche se dalle nostre fonti sia Fermi che Von Braun abbiano avuto solo un ruolo di “consulenza” ).
    Per quanto incredibili fossero le affermazioni di Padre Ernetti, questi non era una persona qualunque, bensì uno dei più stretti collaboratori di Padre Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano. Comunque una persona modesta, che non aveva alcun interesse a portare l’attenzione su se stessa. Inoltre, come spiegherò più avanti, il monaco portò delle prove concrete a sostegno delle sue affermazioni. Nell'intervista a “La Domenica del Corriere“ Ernetti affermò ad esempio: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia». Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina si può riassumere nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una particolare "sfera astrale", dalla quale sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.
    Attorno alla Terra esisterebbe, quindi, una sorta di fascia di energia in cui si accumulano tutte le informazioni emesse dal pianeta Terra ed i suoi abitanti. Informazioni accessibili per chi riesce a “sintonizzarsi” sulla stessa lunghezza d'onda. Per questo il Cronovisore poteva captare certi avvenimenti solo una volta ogni 24 ore, solo quando, sfruttando la rotazione terrestre, si trovava a transitare sulla verticale di dove si era svolto il fatto che si voleva studiare. Una teoria che richiama fortemente e stranamente le ricerche di Jung sulla “mente universale”, una specie di serbatoio di tutti i pensieri dell'umanità ( presente e passata ) a cui tutti noi possiamo attingere durante il sonno.
    Il Cronovisore, secondo la descrizione dell'autore, consisteva di tre distinti componenti:
    1 - una serie di trasduttori ed antenne, in una lega di tre misteriosi metalli (non specificati), che garantiva la rivelazione di tutte le lunghezze d'onda del suono e della radiazione elettromagnetica;
    2 - un modulo in grado di auto-orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate;
    3 - una serie assai complessa di dispositivi deputati alla registrazione delle immagini e dei suoni, del loro filtraggio e chiarificazione, al fine di selezionare solo quello dell'elemento ricercato.

    Padre Ernetti rivelò inoltre alcuni viaggi temporali che avrebbe compiuto con il dispositivo. Raccontò di aver voluto «[...] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l'apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
    Presa dimestichezza con il dispositivo: «[...] risalimmo nel tempo, captando Napoleone. Se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l'abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana.»
    «Successivamente andammo nell'antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo visto e ascoltato il famoso: "Quousque tandem Catilina"». Assistere alla foga declamatoria di Cicerone di fronte al Senato romano, nel 63 a.C., deve essere stata un'esperienza davvero emozionante. Ecco infatti come padre Ernetti la commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione... com'erano potenti. E che fantastica oratoria! »
    Ernetti sosteneva inoltre di aver assistito, attraverso il cronovisore, nel 169 a.C., ad una rappresentazione del Tieste, una tragedia del poeta latino Ennio, che si riteneva definitivamente perduta ma da lui prontamente trascritta proprio in quell'occasione.
    Ma come è nata a padre Ernetti l'idea di creare una macchina di questo tipo? E' lo stesso Ernetti che ce lo spiega.
    Ernetti era il principale collaboratore di Padre Agostino Gemelli (fondatore, come già accennato, dell'Università Cattolica del Sacro cuore). I due condividevano gli studi di prepolifonia sui canti Gregoriani. Nel 1951 narra che, mentre erano impegnati alla registrazione di un canto gregoriano nello studio del laboratorio di fisica dell'università Cattolica, si spezzò un filo al magnetofono che stavano utilizzando. Quest'incidente rischiò di compromettere definitivamente tutto il lavoro sinora fatto dai due scienziati. Per evitare la perdita dei dati, Padre Gemelli riannodò in qualche modo il filo rotto, sperando di riuscire nell’impresa ed esclamando al momento della riaccensione della macchina: “Ah! Papà, aiutami tu”. Con vivo stupore degli astanti, a quella richiesta d’aiuto, rispose la voce del defunto papà di Gemelli, proveniente dall’altoparlante, che esclama: “Ma certo che ti aiuto. Io sono sempre con te”. Padre Gemelli ferma subito lo strumento, ma Padre Ernetti insiste per ascoltare ancora. La voce ricomincia utilizzando proprio termini famigliari a Padre Gemelli: “Ma sì, “zuccone” non vedi che sono proprio io?” . Da quel momento nasce di fatto la Metafonia, ovvero la possibilità di comunicare con i defunti a mezzo di microfoni e registratori, ma quello fu anche lo spunto da cui partì Padre Ernetti per ideare il cronovisore. Cioè una macchina che fosse in grado di visualizzare le “voci del passato”.
    Dopo l'idea occorrevano però anche delle “menti” in grado di risolvere alcuni aspetti “pratici” ma sopratutto “matematici”. Eravamo negli anni '50, era appena finita la seconda guerra mondiale. Qualche anno prima era scomparsa una delle menti italiane matematiche più brillanti che aveva tra le altre doti quelle di essere stato l'allievo preferito di Enrico Fermi : Ettore Majorana. Quando si parla di “scomparso” non si vuol dire che fosse morto, ma che si eran perse letteralmente le sue tracce proprio poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale.
    Del fisico Majorana la storia ci dice che nel 1938, all'eta' di 31 anni, effettuò un viaggio di riposo a Palermo. Qui trascorse all’albergo “Sole” solo mezza giornata: poi si imbarcò per Napoli. Ma l'ultima volta che fu visto fu la sera, all’altezza di Capri, sul ponte del piroscafo. A Napoli non è mai “ufficialmente” arrivato, scomparendo misteriosamente e definitivamente. Molte teorie complottiste vennero sin da subito avanzate; si era infatti alle soglie della seconda guerra mondiale, e le superpotenze erano in cerca di menti di eminenti scienziati.
    Ma chi era veramente Majorana? A questa domanda si può rispondere facilmente in base a quello che è riuscito a far vedere di sé nei suoi primi 31 anni di vita. Allievo di Enrico Fermi, gli studi di Majorana dettero un contributo fondamentale allo sviluppo della fisica moderna e affrontarono in modo originale molte questioni: nella sua prima fase pubblicò ricerche riguardanti problemi di spettroscopia atomica, la teoria del legame chimico (dove dimostrò la sua conoscenza approfondita del meccanismo di scambio degli elettroni di valenza), il calcolo della probabilità di ribaltamento dello spin (spin-flip) degli atomi di un raggio di vapore polarizzato, quando questo si muove in un campo magnetico rapidamente variabile.
    Il maggior contributo scientifico di Ettore Majorana però è rappresentato dalla seconda fase della sua produzione, che comprende tre lavori: il lavoro sulle forze nucleari oggi dette alla Majorana, il lavoro sulle particelle di momento intrinseco arbitrario e quello sulla teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone; famosa è anche l'equazione di Majorana. Ettore è ricordato, dalla comunità scientifica internazionale, per avere dedotto l'equazione ad infinite componenti che formano la base teorica dei Sistemi Quantistici Aperti (Computazione Quantistica, Crittografia e Teletrasporto). Molti pensano che, viste le sue capacità matematiche, sia stato contattato da agenti segreti americani e gli fosse stato offerto di collaborare con Enrico Fermi a quegli studi che portarono alla realizzazione prima e al lancio dopo della bomba nucleare... e che Majorana, intuitolo, per impedire che il suo nome fosse legato alla prima arma di distruzione di massa, abbia fatto sparire le sue traccia volontariamente. Ma dove?
    La descrizione fisica al momento della scomparsa dello scienziato è la seguente: anni 31, alto metri 1,70, snello, con capelli neri, occhi scuri, una lunga cicatrice sul dorso della mano destra.
    Alla sua educazione sopraintese (sino a circa nove anni) il padre. Successivamente, quando la famiglia si trasferì a Roma, dal 1921, Ettore frequentò il collegio "Massimiliano Massimo" dei Gesuiti in Roma. Del carattere di Majorana, così riferisce la moglie di Enrico Fermi: “Ettore Majorana aveva un carattere strano: era eccessivamente timido e chiuso in sé. La mattina, nell’andare in tram all’Istituto, si metteva a pensare con la fronte accigliata. Gli veniva in mente un’idea nuova o la soluzione di un problema difficile o la spiegazione di certi risultati sperimentali che erano sembrati incomprensibili: si frugava le tasche, ne estraeva una matita e un pacchetto di sigarette su cui scarabocchiava formule complicate. Sceso dal tram se ne andava tutto assorto, col capo chino e i capelli scarruffati spioventi sugli occhi. Arrivato all’Istituto cercava di Fermi o di Rasetti e, pacchetto di sigarette alla mano, spiegava la sua idea. Ma appena gli altri l’approvavano, se ne entusiasmavano, lo esortavano a pubblicare, Majorana si rinchiudeva, farfugliava che era roba da bambini e che non valeva la pena di discorrerne: e appena fumata l’ultima sigaretta (e non ci voleva molto) buttava il pacchetto, i calcoli e le teorie nel cestino”.
    Ma la notizia più interessante fu quella riportata da una ragazza su un forum, ripresa da chi scrive e dall’amico Ing. Sabato Scala: “Una leggenda popolare che parla di uno strano monaco che si era ritirato in un piccolo paese nelle mie vicinanze (Visciano) e che pare scrivesse cose strane su tutto fuorché su carta, in particolare su muri e su pacchetti di sigarette. I monaci della vecchia abbazia dei Camaldoli di Visciano gli avevano affidato un’abitazione isolata nel loro territorio. Ora già da tempo i monaci hanno abbandonato l’abbazia, che attualmente è comunque aperta al pubblico. La casa dell’ospite solitario del monastero é un rudere, ed é divenuta una discarica abusiva... Lo sfollato, che diceva in giro di essersi ritirato lì per evitare di lavorare alla creazione della bomba atomica, veniva chiamato dagli abitanti locali con il soprannome: ‘il professore’”.
    Subito cerco altri riferimenti e mi imbatto nel libro del Prof. Fioravante Meo, “L’ultimo rifugio di Majorana” che benchè pubblicato, di fatto era introvabile ed è solo grazie a una telefonata con l’autore e per il tramite del mio editore che riesco ad averne una copia.
    In esso è pubblicato un identikit che è di una verosimiglianza impressionante ai ritratti che possediamo di Majorana. L'identikit è stato realizzato sulla base di almeno una decina di testimonianze di gente ancora vivente, che fu intervistata peraltro da una giornalista di Stampa sera.
    Il "professore" che aiutava i ragazzi del paese a fare i compiti di matematica e dava ripetizioni di tale materia vi si era stabilito come altri sfollati dal 1943 al 1945, e aveva le seguenti caratteristiche identificative:
    1. una cicatrice sulla mano destra;
    2. un forte accento siciliano;
    3. il padre del Convento Camandolese di Visciano lo chiamava Ettore;
    4. aveva l'abitudine di scrivere formule matematiche su pacchetti di sigarette, di cerini e sui muri.
    5. il professore si appoggiava su un bastone su cui figurava la sua data di nascita, 1906 (quella di Majorana).

    Nella testimonianza l’uomo sarebbe morto ufficialmente nel 1952 e messo in una fossa comune, di cui però manca ogni dato identificativo. Un fatto comunque è certo. La famiglia di Majorana non ha mai portato il lutto per la sua morte. A questo punto vogliamo fare un'ipotesi. Osserviamo bene le date. Nel 1951 Padre Ernetti scopre accidentalmente un metodo basato sulle onde sonore, per comunicare o meglio “captare” suoni del passato. Ne ha l'intuizione, ma per costruire una macchina in grado di percepire qualsiasi “onda” del passato, occorreva che si facesse aiutare da menti specializzate in altre discipline. Gli sovviene in mente di quel matematico, allievo di Fermi, che grazie al suo aiuto era riuscito a evitare che facesse la guerra o che venisse sequestrato dai servizi segreti americani per aiutarli a produrre la prima bomba nucleare (come il suo maestto Fermi). Padre Ernetti contatta quindi Majorana e gli spiega la sua intenzione di realizzare il “cronovisore”. Occorreva dedicarsi al progetto anima e corpo. Decidono quindi di inscenare la morte del “u professore” e di trasferirsi in un laboratorio sicuro. Gli esperimenti durarono quasi 20 anni, e dopo questo lasso di tempo, nel maggio del 1972 Padre Ernetti, preso dall'euforia della scoperta, rilascia l'intervista ad uno dei quotidiani più noti allora in Italia “ La domenica del Corriere”.
    Lo scalpore che suscitò quell'intervista giunse fino alle orecchie dei “superiori” di Padre Ernetti che viene convocato in una riunione segreta dal Santo Padre. Si ignora quello che si dissero in quell'occasione, ma di sicuro, qualche giorno dopo quell'incontro la macchina fu smontata. Ma prima fu portata al Viminale per una dimostrazione alle “alte sfere” politiche di quel periodo.
    Padre Ernetti portò come prova dell'esistenza della macchina una foto del volto di Cristo che dichiarò avere scattato col “cronovisore”. Questa foto dopo un mese fu tacciata di falso in quanto aveva una fortissima somiglianza col volto di una scultura lignea di Cullot Valera, che si trova in un santuario vicino a Todi (Perugia ), di cui circolavano nelle bancarelle della chiesa cartoline riproducenti quel volto. Di fronte al clamore che ne seguì, Padre Ernetti si chiuse in uno strano e imperturbato silenzio. Da allora non fece più alcuna dichiarazione e rifiutò di partecipare alle numerose conferenze a cui fu invitato...ma questo in pubblico. In privato parlo' lungamente con un suo carissimo amico: Padre Francois Brune, che scrive nel 2000 un libro sull'argomento intitolato : “Le nouveau mystere du Vatican”, edito dalla Albin Michel di Parigi. In questo libro si narrano molte vicende segrete che Padre Ernetti confesso' al suo amico con la promessa di non rivelarle se non dopo la sua morte che avvenne nel 1994. Riferisce Padre Brune nel suo libro : “a Padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell'argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato e così mi confidò tutto" ( ndr: tra cui alcuni dettagli del cronovisore ) "Padre Ernetti mi ha detto che tutto quello che videro venne anche filmato. Nel filmato si è perduta la tridimensionalità, ma resta pur sempre un documento straordinario. Questi filmati furono poi mostrati a Papa Pio XII, ed erano presenti anche il presidente della Repubblica Italiana del tempo, il ministro dell'istruzione e vari membri dell'Accademia pontificia. Quindi molte persone hanno visto e constatato". 
A quel punto sarebbe scattata una congiura del silenzio.
Il Papa, membri del Vaticano e della politica, scienziati, avrebbero messo tutto a tacere, preoccupati dalle ripercussioni storiche e le ricadute sulla vita privata che l'invenzione avrebbe ottenuto. 
Viene tirata fuori la foto del volto di Cristo somigliante e ripreso da una scultura lignea, che discredita tutte le affermazioni di Padre Ernetti, che non difendendosi, in definitiva da' ampio credito alla tesi del falso, e dopo poco tutto finisce nell'oblio. Su questo argomento Padre Brune è stato lapidario: " Nessun dubbio sull'autenticità del Cronovisore! Per avere dei dubbi in questo senso dovrei "calpestare" la serietà morale di un sacerdote straordinario, di uno scienziato eccezionale e di un grande amico. E io non ho nessunissimo appiglio per poter fare questo"...e della famosa foto considerata un falso ? Anche di questo Padre Ernetti parlò col suo amico confermandogli che nessuno allora capì, e Padre Ernetti non fece nulla per farlo capire, che la foto originale era stata scattata durante i primi esperimenti degli anni '50. Quasi 15 anni prima che la foto della cartolina del santuario fosse stata mai scattata. Ma allora perchè si è voluto impedire che l'umanità potesse utilizzare questa meravigliosa invenzione ? La risposta ci viene dallo stesso inventore nella famosa intervista del 1972 alla Domenica del Corriere. Padre Ernetti, era ben conscio delle possibilità della sua macchina, sia positive che negative. Quelle positive, son facilmente immaginabili. Poter rivedere tutti i nodi cruciali della nostra storia, poter assistere praticamente dal vivo a tutti i fatti che ci raccontano sui banchi di scuola, oltre che capire una volta per tutte “come son andati realmente i fatti”, sarebbe uno strumento utilissimo per capire nel profondo l'evoluzione della nostra società e poter evitare di commettere gli stessi errori. Ma questa possibilità ha anche una faccia oscura. Padre Ernetti nell'intervista del 1972 dice:

"Padre Ernetti: Questa macchina può provocare una tragedia universale! Giornalista: Perché?
Padre Ernetti: Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile.
Si potrà, cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l'avversario pensa.
Le conseguenze sarebbero due: - o un eccidio dell'umanità
- oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale.
Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità.
Giornalista: Fino a quando?
Padre Ernetti: Fino a quando l'uomo imparerà ad agire bene per il bene".
 Ma vi è anche la possibilità che attraverso quella macchina, si potesse scoprire che i fatti prodigiosi riguardanti la vita di grandi Maetsri spirituali ( esempio ) siano stati inventati dai loro discepoli.
Le scoperte di padre Emetti potevano diventare una “bomba” devastante. Avrebbero potuto portare alla dimostrazione che eventi fondamentali per la storia e per le religioni non sono mai esistiti con inimmaginabili conseguenze sociali. È chiaro che una invenzione del genere “sconvolge” il mondo. Se si riesce a ricostruire quanto è accaduto, è possibile risolvere tutti i dubbi, tutti i delitti, tutte le congiure. Non ci sarebbero segreti, vita privata. Ogni azione, per il fatto che diventa energia, vagherebbe nello spazio e potrebbe essere captata da chiunque abbia un “cronovisore.
    Ma che fine avrebbe fatto il CRONOVISORE? In questi ultimi anni si è diffusa la voce che l'unico esemplare di questa macchina realizzata da padre Ernetti sia stata smantellata ed accuratamente nascosta in qualche meandro nei sotterranei dei musei vaticani.
    Questa straordinaria invenzione è stata infine declassata come banale spunto per film di “fantascienza”, tipo “Déjà Vu” o fonte di ispirazione di libri come il racconto di Arthur C.Clarke (The Light of Other Days, 2000) “La Luce del Passato”, ove vengono descritte macchine assai simili al cronovisore. Gli autori imbastiscono le loro storie mostrando di conoscere molti dettagli sul cronovisore, anche se si ignora quali siano state le loro vere fonti. Resta il fatto che a volte il confine tra la finzione e realtà può essere molto sottile.

    Biografia
    Michelangelo Magnus (alias Massimo Colangelo) autore del romanzo: “La macchina del tempo e la ricerca della Menorah” (Giordano Editore, Ottobre 2006).
    Autore del libro “Il Tesoro più nascosto: alla riscoperta del femminino sacro” (Giordano Editore, Dicembre 2007) nonché del saggio: “Sulle tracce di Ettore Majorana e del cronovisore di Padre Ernetti”; libri che ipotizzano che, se l’ideatore del Cronovisore fu Padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, tuttavia il vero teorico che ne rese possibile la realizzazione fu lo scienziato Ettore Majorana.
    Autore: Massimo Colangelo
    Edizione: 8

    Fonte: runabianca.it

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